46Quando Beatrice in sul sinistro fianco
Viddi rivolta, e ragguardar nel Sole:
Aquila sì non si li affisse unquanco.1
49E sì come segondo raggio sole2
Uscir del primo, e risalire ’n suso,
Pur come peregrin che tornar vole;
52Così dell’atto suo per gli occhi infuso
Ne l’imagine mia il mio si fece,
E fissi gli occhi al Sole oltr’al nostro uso.
55Molto è licito là, che qui non lece
A le nostre virtù, mercè del loco
Fatto per proprio della umana spece.
58Io nol soffersi molto, nè si poco,
Ch’io nol vedesse favillar dintorno,
Come ferro bollente esce del foco.
61E subito mi parve giorno a giorno
Essere adiunto, come Quei che pote,
Avesse ’l Ciel d’un altro sole adorno.
64Beatrice tutta nelle eterne rote
Fissa colli occhi stava, et io in lei
Le luci fissi di lassù rimote.
67Nel suo aspetto tal dentro mi fei,
Qual si fe Glauco nel gustar de l’erba.
Che ’l fe consorto in mar de li altri dei.3
70Trasumanar significar per verba
Non si poria; però l’esemplo basti
A cui l’esperienzia grazia serba.
73S’io era sol di me quel che creasti
Novellamente, Amor, che il Ciel governi,
Tu il sai, che col tuo lume mi levasti.
- ↑ v. 48. C. M. C. A. gli si affisse
- ↑ v. 49. C. M. secondo
- ↑ v. 69. C. M. con gli altri