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per premio cioe che portavano nel braccio manco, nel quale li Sabini solevano portare armille di grande peso. Unde fatto lo patto et aperta la porta, facendo vista d’andare per l’acqua per lo sacrificio, li Sabini introrno nella rocca, e sopra la detta vergine Tarpeia gittorno tutti li loro scudi et ornamenti ch’elli portavano al braccio, sicchè ella v’affogò sotto, e però fu chiamato poi lo monte Tarpeio; et avuta la terra faceano grande guerra ai Romani, e scendevano a combattere in una valle che venia in mezzo tra ’l monte Tarpeio dove era la rocca, e lo monte Palatino dove era l’abitazione di Romulo; e scesi un di’ a combattere e facendosi una aspra battaglia, disseno le donne insieme: Da l’una parte seremo vedove, dall’altra private dei padri, e però andiamo a spartigli 1; e così feceno mettendosi in mezzo tra loro. Et allora si fe la pace, e li Sabini vennono a stare a Roma, e lo loro re Tito Tazio fu fatto re insieme con Romulo, e però dice lo testo: dal mal de le Sabine: imperò che mal fu che le Sabine fussono rapite sotto fede d’ospitalità, e nomina più le Sabine, che le Ceninesi, o che le Crustumene, o che l’Antennate: imperò che più vi fu di loro che dell’altre; et adiungne: Al dolor di Lucrezia; questa Lucrezia fu donna di Collatino figliuolo di Tarquino Egezio, e figliuola di Spurio Lucrezio Triplicino 2. Essendo donna castissima, abitante in una terra del marito presso a Roma, che si chiamava Collazia, venne caso che Collatino suo marito essendo nell’oste del re Tarquino, che era ito ad assediare Ardea che era città di Campania, cenando una sera con Sesto Tarquinio figliuolo del re Tarquino Superbo con’ altri iovani, vennesi a parlamento delle donne, nel quale parlamento ciascuno lodava la sua; e Collatino lodando la sua Lucrezia, disse: Facciamo mellio, andiamo ora come noi siamo, e veggiamo co li occhi nostri quale è più onesta delle nostre donne. Ciascuno loda lo fatto, montano a cavallo e vegnano a Roma, e truovano la donna di Sesto cantare e ballare e darsi buono tempo; vegnano poi a Collazia, e truovano Lucrezia in mezzo delle cameriere filare a lume del candelo; unde fu data la vittoria a Collatino per onestà di Lucrezia. Piacque tanto a Sesto Lucrezia in quella notte ancora per l’onestà sua, che elli s’innamorò di lei, e dopo poghi giorni venne con uno compagno a Collazia; et iunto quive di notte, come figliuolo del re e parente di Collatino fu ricevuto onorevilmente, e cenato 3 fu menato ad una onorevile camera, nella quale stato tanto che credette ch’ognuno dormisse, se n’andò a la camera di Lucrezia che dormia; postoli

  1. Spartigli; spartirgli, dall’infinito spartì con accento che indica il troncamento dell’estrema sillaba. E.
  2. Triplicino, da altri nominato Tricipitino E.
  3. C. M. che ebbe fu