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[v. 31-42] | c o m m e n t o | 169 |
spezie d’onore fece monaca 1 de la dia Vesta, acciò che non avesse figliuoli che lo cacciasseno del regno. Ma la cosa andò altremente ch’elli non pensò: imperò che questa monaca ingravidò di persona vilissima; ma li Poeti per onore delli Romani diceano dello iddio Marte, e fece due figliuoli, cioè Romolo e Remo, li quali esposti alle fiere furno trovati da uno pastore che avea nome Fastulo 2, e portatili alla moglie che avea nome Laurenzia li fece allevare; et allevati coi pastori si dierno a cacciare e fare brigata di giovani di loro età, e davansi piacere con loro; e l’uno di’ più che l’altro crescente loro brigata, assalivano li ladroni che movevano prede, e rubbavanoli e partivano colli pastori la preda che aveano tolta a’ ladroni et i mali fattori che rubavano le parti vicine, cioè li Albanesi e li Latini et altre genti della contrada. Et avvenne che uno di’ rubborno li detti ladroni che menavano una grande preda e tolsenola loro; unde questi ladroni un di’ li assalitteno quando facevano uno giuoco e presono Remo, e menornolo a re Amulio; e trovato che avevano rubbato in su quello 3 di Numitore, mandollo a Numitore, e ricognosciuto che era suo nipote dierno ordine d’uccidere Amulio, e rimettere Numitore, nel rengno occultamente e sotto nuovo modo. E questo fu per operazione del pastore Fastulo che li avea allevati, che diede notizia a loro di Numitore et a lui di loro; e così ordinato lo trattato venne ad Alba Romulo coi pastori e Remo con brigata di Numitore, et intrati al re Amulio l’ucciseno e misseno Numitore in signoria nella città Alba; e così cresciuti si puoseno quive dove è ora Roma, e la città edificonno a poco a poco e chiamornola Roma, della quale discesono l’imperadori. E così li Troiani che arrecorno l’aquila da Troia furno colla virtù di Pallante e delli altri di Toscana locati nel regno del re Latino, e furno chiamati li Aborigini e li Troiani Latini.
E dopo certo tempo crescendo la città di Roma venne in discordia con quelli d’Alba per prede che li contadini dell’una e dell’altra feceno avvicendevilmente in sul terreno li uni de li altri; e venuti a battaglia furno sconfitti gli Albani, volendosi vendicare feceno dittatore Mezio Suffecio, e vennono collo esercito in su quello dei Romani. E Tulio Ostilio re dei Romani andò in sul terreno degli Albanesi, e così fece tornare a drietro l’esercito degli Albani; e venendo a parlamento li capitani delli eserciti, disse Mezio a Tulio: Lassiamo andare le cagioni vane: la battaglia tra noi è per lo rengno, non ci disfacciamo insieme che siamo