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C A N T I C A T E R Z A
P A R A D I S O
CANTO I.
1La gloria di Colui che tutto move,
Per l’ Universo penetra e risplende
In una parte più, e meno altrove.
4Nel Ciel che più della sua luce prende,
Fu’ io, e vidi cose che ridire
Nè sa, nè può chi di lassù discende;
7Perchè, appressando sè al suo disire,
Nostro intelletto si profonda tanto,
Che drieto la memoria non può ire.
10Veramente quant’io del regno santo
Nella mia mente potei far tesoro,
Serà ora materia del mio canto.
13O buono Appollo, a l’ultimo lavoro1
Fammi del tuo valor sì fatto vaso.2
Come dimanda dar l’amato alloro.3