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[v. 1-9] | c o m m e n t o | 157 |
divide tutta in sei parti: imperò che prima, facendo menzione di Costantino, fa manifestar sè lo spirito detto che àe incominciato a parlare quanto al grado della dignità; nella seconda si nomina e dice spezialmente una opera notabile che fece mentre che fu nel mondo, et incominciasi quine: Cesari fui, ec.; nella terzia parte finge l’autore come lo detto spirito, manifestato lo suo errore e la conversione, si dirizzò a parlare della insegna dell’aquila, et incominciasi quine: Tosto che colla Chiesa ec.; nella quarta, incominciando a parlare de l’insegna dell’aquila, dice della morte di Pallante, de l’edificazione e durazione d’Alba, dei tre Orazi che cornbattettono con tre Curazi e del ratto de le Sabine e della morte di Lucrezia, e dei sette regi che finitteno a Tarquino Superbo, et incominciasi quine: Vedi quanta virtù ec.; ne la quinta parte finge che lo detto spirito dica quello che feceno li Romani sotto la insegna dell’aquila contra le strane genti, et incominciasi quine: Sai quel che fe; nella sesta parte finge che dicesse quello che fe Cesari che fu primo imperadore, et incominciasi quine: Poi presso al tempo ec. Divisa la lezione prima, ora ene da vedere l’esposizione letterale, allegorica e morale; la quale esposizione conviene essere grande per le molte istorie che occorreranno.
C. VI — v. 1-9. In questi tre ternari lo nostro autore finge come lo spirito beato, che prima gli avea parlato, riprese lo suo parlare in verso lui manifestandoli prima la sua condizione e la dignità che ebbe nel mondo, cioè la dignità imperiale, dimostrando unde ella ebbe principio dicendo così: Poscia che Costantin; di questo Costantino è stato detto nella prima cantica nel canto xix, quando disse: Ahi, Costantin, di quanto mal fu matre, Non la tua conversion; ma quella dote Che da te prese il primo ricco patre!, ne la seconda cantica nel canto xxxii; e niente di meno qui anco ne fa menzione dicendo che Costantino fu quelli che prima mutò la sedia de lo imperio da Roma, poi che fu convertito da papa Silvestro, e traslatò in Grecia a Costantinopoli; la quale città fu denominata da lui Costantinopuli, et edificata in su una città marina che si chiamava Bisanzio, e quive menò li senatori di Roma colle loro famiglie e volse che fusse chiamata nuova Roma, e fusse capo dello imperio d’Oriente, e condussevi li Romani con promissione di rimetterli in su lo terreno di Roma infra breve tempo. La qual promessa addimandando li Romani che adimpiesse, rispuose loro che l’aveva adimpiuta: imperò ch’elli erano in sul terreno di Roma: imperò che avea fatto portare in su una nave della terra di Roma, e quella avea fatta spargere per tutto Costantinopoli; e così disse che avea osservato la promessa, ch’elli gli avea rimessi in sul terreno di Roma, e quine moritte e fu sepulto in uno sepolcro di por-