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[v. 124-132] | c o m m e n t o | 149 |
se desii; cioè desideri, Da noi; spiriti beati, chiarirti; cioè dichiararti d’alcuna cosa, a tuo voler; cioè quanto tu vuoli, ti sazia; cioè sazia lo tuo desiderio, secondo che ti piace. Così; come detto è, da un di quelli spiriti pii; cioè da uno di quelli spiriti beati, Detto mi fu; cioè a me Dante, e da Beatrice; cioè dalla mia guida mi fu detto: Dì, dì Siguramente; cioè tu, Dante, a questi spiriti, e crede; cioè loro: imperò che non possano mentire, che sono confermati in grazia, come ai dii; cioè come credevano li antichi gentili ai loro iddii ai quali davano ferma fede; o vogliamo dire: crede come ai dii; cioè come a coloro che sono iddii per participazione del sommo bene, siccome dice Boezio nel libro iv della Filosofica Consolazione: Omnis igitur beatus Deus ; sed natura quidem unus, participatione vero nihil prohibet esse quam plurimos.
C. V. — v. 124-132. In questi tre ternari lo nostro autore finge, com’egli rispose a quello beato spirito che li avea parlato, e mostrogli come avea desiderio di sapere chi egli era, e la cagione per che era di quelli della seconda spera, dicendo così: Io; cioè Dante, veggio ben; cioè chiaramente, siccome tu; cioè beato spirito, che m’ài parlato, t’annidi; cioè t’alluogi e fermi, Nel primo lume; cioè in Dio, che è primo lume: tutti li beati stanno fissi a guardare Iddio, e quinde tirano la loro beatitudine, cioè dallo 1 aspetto divino, e che dalli occhi; cioè tuoi, che vedono continuamente Iddio; e dèsi intendere che sono li occhi mentali: imperò che li corporali non vi sono ancora 2, e questi occhi sono lo intelletto mentale che intende Iddio, il traggi; cioè tiri dentro a te, a quietare lo tuo desiderio, lo primo lume, cioè Iddio, Perch’ei; cioè per la qual cosa essi tuoi occhi, coruscan; cioè gittan splendore, sì come tu ridi; cioè com’io ti veggio ridere, che è segno della letizia della mente; così veggio favillar li tuoi occhi e risplendere, che è segno che sono illustrati dal primo lume et illuminati. Finge lo nostro autore, per fare verisimile lo suo poema, che gli spiriti beati fussono veduti da lui sotto figura umana in forma di luce, e però finge che abbiano occhi e bocca, e gli altri membri umani; ma siano tutti fasciati di luce e splendore grandissimo; e quanto più crescea la loro letizia, tanto più crescea la luce e lo splendore. E de la forma della luce s’accorda colla santa Scrittura che dice: Fulgebunt iusti, sicut Sol in conspectu Dei. — Ma non so; io Dante, chi tu se 3; cioè tu spirito beato che mi parli, nè perchè aggi; cioè perchè tu abbi, Anima degna; cioè di beatitudine, il grado della spera; cioè seconda di Mercurio, Che; cioè la quale, si vela; cioè si cuopre, ai mortal; cioè a li omini, colli altrui raggi;