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p a r a d i s o v. |
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suo intelletto, e così vuole dare ad intendere che nanti che fusse lo intelletto suo inalzato e lo ingegno a considerare del secondo cielo e del secondo pianeto, che la voluntà sua fusse riposata che desiderava di venire a quella materia. Quivi; cioè in quel secondo cielo, viddi; cioè io Dante, la donna mia; cioè Beatrice, sì lieta; cioè per sì fatto modo allegra, Come nel lume; cioè altresì tosto com’ella, si mise; nello splendore, di quel Ciel; cioè secondo dove era Mercurio, che più lucente se ne fe ’l pianeta; cioè ne diventò più splendido. Questa fizione usa l’autore; cioè che Beatrice quanto più su montava, tanto più splendeva, per dare ad intendere che quanto lo ingegno e lo intelletto dei savi uomini che furno inventori della sapienzia, come Iddio la spirava 1 in loro, s‘inalzava a considerare le cose alte, tanto più s’illuminava lo loro intelletto 2 et appariva lo splendore e lo lume del loro intelletto; e quanto più manifestavano le cose alte, tanto più appariva lo loro splendore e la loro degnità; et anco a chi la studia quanto più s’inalza a considerare la sua altezza, tanto li pare più lucente e più splendida e più alta; e per questo dice che ’l pianeto se ne fe più lucente: imperò che per quel che ne dirà apparrà più la sua dignità et eccellente natura. E perchè li uomini esercitativi nelli studi delle scienzie si diceno avere influenzia da Mercurio, nei quali si dimostra la efficacia di tale pianeto, però finge l’autore che ’l pianeto se ne fece più bello: imperò che nella grande eloquenzia e sottile ingegno dei Teologi si dimostra la influenzia del pianeto; onde ne viene più chiara e manifesta a chi questo vede e considera. E la santa Teologia, quando tratta di sì fatti ingegni e di sì eloquenti, ne tratta con tanta loda e con tanta gloria, che la influenzia di tale pianeto n’è cogniosciuta più chiara e più desiderata; e questa influenzia di bene non accetta nè riceve se non quelli, a’ quali la grazia di Dio concede di potere e volere accettare. E se la stella; cioè del pianeto Mercurio, si cambiò; diventando più lucente, e rise; questo dice per similitudine, cioè come l’omo quando ride dimostra la letizia dell’ animo; così quel pianeto, gittando maggiore splendore, mostrò la natura sua più eccellente. E questo dice, fingendo che per lo dichiaramento di Beatrice apparrà la dignità e natura sua più manifesta; e però si dè intendere allegoricamente: imperò che li pianeti e li corpi celesti sono immutabili et incorruttibili per loro natura. Qual mi fec’io; cioè io Dante, cioè anco diventai più lieto: imperò che quanto la mente umana più s’inalza a considerare le cose d’Iddio, tanto maggiore letizia e consolazione ne riceve; e però continuamente fingerà che montando, Beatrice diventasse 3 più lieta e splen-
- ↑ C. M. la ispirava in loro,
- ↑ C. M. intelletto; e quanto più
- ↑ C. M. diventasse continuamente più lucente e splendida e lieta, così