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c o m m e n t o |
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all’oriente che altro’, si dimostra per le ragioni predette. Lo suo tacere; cioè di Beatrice, e trasmutar sembiante; cioè e mutare costume: imperò ch’ella si mutò da’ primi costumi, Puoser silenzio; cioè tacimento amendune le predette cose, cioè la taciturnità e lo mutamento dei costumi, al mio cupido ingegno; cioè al mio desideroso ingengno di sapere di me Dante, Che; cioè lo quale ingegno, già nuova question avea davante; cioè avea presente apparecchiata. E qui è da pensare che questione fosse quella che l’autore avesse apparecchiata; e perchè à detto di sopra che santa Chiesa dispensa sopra li voti, e procedendo oltra nella dichiaragione finge che Beatrice dichiari solamente della permutazione, che si può fare di certi voti che ànno materia impermutabile 1, perchè non si truova equivalente, non ne dichiarò niente di sopra; e sì la santa Chiesa può dispensare. Puòsi pensare che questa era la nuova questione che lo ingegno suo avea presente, la quale questione pensò l’autore che fusse meglio a tacerla, che a dirla; e però finse che l’essersi trovato sallito al secondo pianeto lo levò dalla detta questione, che non fu altro che la diliberazione sua, che diliberò di lassare la questione e procedere più oltra nella sua materia, per non contradire a quello che alcuna volta, ma rado, fanno li sommi pontifici che dispensano delle monache che si cavano dei monisteri, o de’religiosi, de’ quali si tiene per li Teologi che non si possano permutare; puòsi ben dispensare per lo sommo pontifice et annullare per cagione di maggior bene, come è stato detto di sopra. E siccome saetta; ora induce una similitudine, dicendo che come la saetta, che; cioè la quale, nel segno; cioè nella posta dove si dirizza, Percuote pria che sia la corda queta; cioè che sia la corda, che 2 si scrocca: imperò che alcuno spazio trema la corda, poi che è scroccato lo balestro, Così corremmo nel secondo regno; cioè Beatrice et io Dante corremmo nel pianeto secondo, cioè Mercurio, che è lo secondo segno di sopra la Luna presso al Sole in tanto che, quasi in uno medesimo tempo fa lo corso suo che’l Sole, cioè in uno anno, e così fa Venere; al quale finge d’esser montato prestamente. Ma, come dice Alfragano nel capitolo 21, lo più basso della spera di Mercurio è presso a la terra 208 di millia e 542 millia, e lo più alto è 542 e 750 millia infine al più basso di Venere: imperò che tanto s’inalza l’epiciclo di Mercurio e lo corpo suo, che sta lo suo mezzo in su la linea estrema de l’epiciclo; e niente di meno dice che vi si trovò subitamente. E la similitudine si debbe adattare in questa forma: La corda era la volontà dell’autore, la saetta era lo suo ingegno o lo
- ↑ C. M. impermutabile; non ne dichiarò nulla; cioè se la Chiesa può dispensare. Puòsi
- ↑ C. M. che scrocca riposata: imperò