Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
142 | p a r a d i s o v. | [v. 55-72] |
ogni anno quattro di’ piangevano la figliuola di Iepte, che era morta vergine per lo voto fatto da Iepte, come appare nella Bibbia nel libro de’ Iudici cap. xi. E però ne fa menzione l’autore, per dare esemplo ai lettori che non faccino stolti voti, li quali quando sono fatti si debbono osservare, o che serebbe meglio mutare la materia siccome è scritto: In iniustis promissis disrumpe fidem, et in stulto voto muta decretum. — Cui; cioè al quale Iepte, più si convenia di dir: Mal feci; facendo sì fatto voto, e rendersi in colpa 1 della sua stoltia, che commetter peccato di crudeltà, che non sarebbe stato avendo lassato lo voto, e così stolto; come fu Iepte, Ritrovar puoi; cioè tu, Dante, lo gran duca dei Greci; cioè Agamenone, lo quale quando fu collo esercito delle navi che erano raunate in Aulide isula, per andare a Troia, perchè non poteva avere li venti prosperi per andare a Troia, mandato all’oraculo d’Appolline, avuta la risposta che si conveniva placare l’ira di Diana, che era corucciata contra i Greci per la cerva consecrata a lei, che era stata morta dai Greci, col sangue d’una vergine, promesse alla iddia di sacrificarli Efigenia sua figliuola. Et avuto li venti prosperi, mandò Ulisse per la figliola Efigenia sotto nome d’averla maritata, e sacrificolla a Diana che era iddia di castità e verginità; e però finge l’autore che Beatrice dicesse a lui che pari in stoltia potea trovare Agamenone imperadore dello esercito greco ad Iepte detto di sopra: imperò che l’uno e l’altro sacrificò la figliuola per lo stolto voto. Onde; cioè per la qual cosa, pianse Efigenia; cioè la figliuola del re Agamenone, lo suo bel volto; imperò che, condutta a sacrificio, pianse la sua verginità e la sua bellezza, che era tolta di vita non avendo commesso colpa, E fe pianger di sè; cioè Efigenia, i folli; cioè li stolti, e i savi: imperò che ognuno la pianse, Ch’udir; cioè li quali udirno, parlar di così fatto colto; cioè di sì fatto sacrificio: lo sacrificio di Diana sempre si facea con sangue umano, sì che bene era culto di crudeltà di che uno dovea piangere .
C. V— v. 73-84. In questi quattro ternari lo nostro autore finge come Beatrice, continuando lo suo confortamento intorno al raffrenamento del voto, ammonisce li cristiani che seguitino la dottrina della Chiesa intorno ai voti et alla loro permutazione, dicendo così: Siate, cristiani; cioè voi seguitatori di Cristo e della legge evangelica, a muovervi; cioè a fare li voti, più gravi; che voi non siete, et anco a mutargli. Non siate come penna; cioè non siate leggieri come la penna, ad ogni vento; cioè che si muta ad
- ↑ C. M. colpa di mettere peccato d’ omicidio e crudeltà o mutare la materia, Che servando; cioè lo voto, far peggio: imperò che peggio fu l’omicidio e la crudeltà, che non sarebbe stato lo rompimento del voto della sua stoltia che commetter peccato di crudeltà che non sarebbe stato,