Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
138 | p a r a d i s o v. | [v. 34-42] |
vuoli far mutamento e d’altro esercizio che non può essere iusto fatto co la voluntà iniusta. E per questo, che è detto di sopra, si nota che nel voto sono due cose; cioè la forma, e la materia: la forma è la promissione che obliga la voluntà; la materia è la cosa che si promette. E quanto alla forma niuna altra cosa è equivalente; a la materia, quando si truova equivalente, e quando no, secondo che la materia è. Et anco è da notare che, se la materia non è licita et onesta appresso Iddio, o quando se ne impedisse maggior bene, non si dè intendere lo voto essere accettato da Dio, e non si dè osservare in quella materia; ma dèsi permutare in cosa licita et onesta o rendersi in colpa della stolta promessa e portarne penitenzia. E questo si dè fare con autorità della santa Chiesa, come si dirà di sotto.
C. V— v. 34-42. In questi tre ternari lo nostro autore finge che Beatrice, poichè ebbe dichiarato che ’l voto fatto nelle cose licite e oneste non si può ristorare con altra santa operazione: imperò che nessuna si truova di pari grado a quello, entrò in uno altro dubbio; cioè se la santa Chiesa può dispensare com’ella dispensa nei voti, dicendo così: Tu; cioè Dante, se 1 omai del maggior punto certo; cioè se al voto si può sodisfare con altre operazioni, che con osservanzia di quello; et è stato determinato che non, perchè ogni ristoro si dè fare per equivalente o per più, e niuna cosa si truova equivalente a la libertà dell’arbitrio che s’obliga nel voto; dunque al voto non si può fare ristoro, posto che sia fatto dirittamente. Et ora muove l’altro dubbio che nasce quinci; cioè: La santa Chiesa sopra voti dispensa, vale quella dispensazione, o no? E però dice: Ma perchè santa Chiesa in ciò; cioè ne’voti fatti, dispensa; cioè 2 dispensazione alcuna volta li tolle al tutto, alcuna volta li permuta: imperò che dispensare è allargare o dividere, qui s’intende allargare; ma altri diceno che dispensare è tollere via in tutto lo voto; ma permutare è cambiare la materia in altra materia, Che; cioè la qual cosa, cioè che la santa Chiesa lo voto dispensi, par contra ’l dover; cioè contro lo debito della ragione, ch’io; cioè lo quale debito io Beatrice, t’ò scoperto; cioè t’ò manifestato di sopra a te Dante. Convienti; cioè a te Dante, ancor seder un poco a mensa; parla sotto figura, cioè stare ad udire e cibare la tua mente di dottrina, come si ciba di cibo corporale chi sta a mensa. Però che ’l cibo rigido; cioè aspro, cioè la dichiaragione aspra che ài udito di sopra del voto, che non si può ristorare con altre buone operazioni, ch’ài preso; cioè lo qual cibo, cioè la qual dottrina tu, Dante, ài ricevuto di sopra, Richieda ancor aiuto; cioè di dottrina, a sua dispensa; cioè