46Quest’ ultima giammai non si cancella,
Se non servata, e dintorno di lei1
Sì preciso di sopra si favella.
49Però necessità fu alli Ebrei
Pur l’ offerir, per ben che alcuna offerta2
Si permutasse, come saper dei.
52L’ altra, che per materia t’ è aperta,
Puote ben esser tal, che non si falla,
Se con altra materia si converta,
55Ma non trasmuti carco alla sua spalla
Per suo arbitrio alcun, senza la volta
E de la chiave bianca e de la gialla.
58Et ogni permutanzia credi stolta,3
Se la cosa dimessa in la sorpresa,
Come quattro nel sei, non è ricolta.4
61Però qualunqua cosa tanto pesa
Per suo valor, che tragga ogni bilancia,
Sodisfar non si può con altra spesa.
64Non prendano i mortali il voto a ciancia:5
Siate fideli, et in ciò far non bieci,6
Come fu Iepte a la sua prima mancia,
67Cui più si con venia di dir: Mal feci,7
Che servando far peggio; e così stolto
Ritrovar puoi lo gran duca dei Greci.
70Onde pianse Efigenia lo suo bel volto,
E fe pianger di sè i folli e i savi,
Ch’ udir parlar di così fatto colto.
- ↑ v. 47. C. A. ed intorno di lei
- ↑ v. 50. C. A. offerere, ancor che
- ↑ v. 58. C. A. permutanza creda
- ↑ v. 60. C. A. il quattro nel sei, non è raccolta,
- ↑ v. 64. C. A. prendan li
- ↑ v. 65. C. A. fedeli, ed a ciò
- ↑ v. 67. C. A. dicer: Mal