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p a r a d i s o i v. |
[v. 40-54] |
della sua agilità; e quinde poi scendea in Iove, e rivolgendosi con esso pilliava della cupidità del regnare e signoreggiare, e di quella si vestia; e poi in Marte e rotandosi con esso prendea veste da lui d’iracundia; e poi discendeva nella spera del Sole, e da lui voltandosi con lui prendea desiderio di scienzia; e poi discendea in Venere, e rotandosi con lui pilliava da lui lo desiderio 1 della concupiscenzia e d’amore; poi descendea in Mercurio, e volgendosi con lui pilliava da lui lo desiderio delle ricchezze; e poi discendea ine la Luna, e rotandosi con essa pigliava da lei la incostanzia e volubilità; e poi passando per l’etere si disponeva già a sostenere l’esercitazioni delle virtù politiche; e poi passando per l’aire infimo, nel quale sono le turbazioni de le piogge, de le nievi, de le grandine, de’ tuoni e de’ venti, si disponea a sostenere le mutazioni mondane; e poi vestita del corpo grave e tenebroso perdeva ogni suo primo sapere e rimanevali l’attività e la potenzia; ma non l’atto. E diceano che ’l cielo del firmamento àe due porte; l’una in Cancro, unde si fa lo descenso; e l’altra in Capricorno, unde si fa l’ascenso; e che in Leone era la coppa di Bacco, della quale bevendo perdevano lo loro sapere. E dicevano che se l’uomo vivea virtuosamente, l’anima uscita del corpo si ritornava per quello medesimo modo, lassando nelle spere dei pianeti quello che nel descenso da loro avea preso; e beevano della coppa di Bacco, sicchè dimenticavano tutte le cose passate, e così si ritornavano quale a la compare stella, e quale, secondo lo merito, passava più su in divinità. E diceano che quelle che male vivevano, sensa tornare in suso, erravano di corpo in corpo cento anni vivificando li corpi bruti, secondo lo loro demerito, tanto che ritornavano in omo di sì fatta vita che meritavano di sallire, e poi di ritornare secondo la necessità del fato, e tanto si dovea fare questa revoluzione circulare, che tutte le buone fusseno passate in divinità; e le rie al tutto, che erano fuora d’ogni virtù, diceano essere punite in eterno. Questa è oppinione di quelli Filosofi: secondo ch’ella suona è falsa; ma adattandola come si dovrebbe 2 adattare, si potrebbe fare vera in questo modo; cioè che Iddio, quando fece lo cielo stellifero, a ciascuna stella diede la sua virtù che avesse a cagionare l’unione dell’anime umane ch’elli dovea creare 3 ai corpi, quando elli in essi le creasse; e così ai pianeti le loro virtù che influessono nell’anime umane, secondo che detto è. E che ritornino si dè intendere dalla virtù della influenzia della stella e del pianeto, che si ritorna unde
- ↑ Col Magl. si è aggiunto da - della concupiscenzia .... desiderio delle - E.
- ↑ C. M. si potrebbero
- ↑ C. M. creare ne’ corpi; e così