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p a r a d i s o i v. |
[v. 28-39] |
e delli agnoli: tutti questi sopradetti Non ànno in altro Cielo i loro scanni; cioè le loro sedie, nelle quali stanno perpetualmente beati Che quelli spirti; cioè Piccarda e Gostanza e li altri dello stato matrimoniale, che; cioè li quali, mo; cioè a vale, t’apparirò; cioè apparittono a te Dante nella spera della Luna: imperò che tutti sono in uno medesimo cielo, Nè ànno all esser lor; cioè a la durabilità loro ne la beatitudine che serà perpetua, più o men anni; che abbiano quelli spiriti che t’apparirono nella spera lunare: imperò che così serà la loro vita perpetua 1 in quella beatitudine, come quella delli agnoli e dei santi di sopra nominati. Ma tutti; cioè li beati che sono in vita eterna, fanno bello il primo giro; cioè lo primo cielo empireo, nel quale sono come splendori rilucentissimi più che il sole sì, che il cielo di loro viene adornato come s’adorna la città de li onorevoli et ornati cittadini. E differentemente àn dolce vita: imperò che ciascuno à beata vita, piena di diletto e di contentamento tanto quanto ne cape nel suo vagello: sì che, ben che l’uno sia in più basso grado che l’altro et abbia meno beatitudine, così si contenta di quella che à come colui che n’à più: et à allegrezza di colui che n’à più e letizia, e non ne vorrebbe più: imperò che è quietato lo suo appetito, Per sentir più o men l’eterno spiro; ecco la cagione, perchè disse di sopra differentemente: imperò che l’eterna beatitudine, la quale Iddio eterno spira nei suoi santi, che è la grazia sua, l’amor suo, è data parimente a tutti quanto dalla parte di Iddio; ma quanto dalla parte dei ricevitori è ricevuta in quantità più grande da chi è stato di maggior merito, et in meno grande da chi è stato di minor merito, secondo la continenzia del suo vasello: imperò che ciascuno n’à tanto, quanto in lui ne cape; e però disse: Per sentir; cioè per ricevere, più o men l’eterno spiro; cioè l’eterna beatitudine che Iddio spira in loro; e notantemente disse spiro, e dicesi d’Iddio spirare: imperò che2, come noi spirando non manchiamo nella nostra virtù vitale; così Iddio spirandola beatitudine 3 in lui non manca, nè non cresce. Et assegna la cagione, per che quelli beati spiriti si mostrarono nella spera lunare, dicendo: Qui; cioè in questa spera lunare, si mostraro; cioè li detti spiriti, non perchè sortita; cioè data in parte, Sia questa spera; cioè lunare, lor; cioè alli detti spiriti, ma per far segno; cioè per fare segno, De la celestial; cioè sedia, ch’à men sallita4; cioè la quale à minore sallita, cioè per mostrare che, come questa spera lunare è la prima spera che trovi chi monta suso e la più bassa di tutte le spere celesti; così la se-
- ↑ C. M. perpetua in quello grado di beatitudine, che ànno come quella
- ↑ C. M. spiro : imperò che, come
- ↑ C. M. la beatitudine ne’ beati la sua per la quale elli è beato, nè cresce
- ↑ C. M. salita, cioè ascendimento; e questo dice per mostrare