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re; unde si gittorno in orazione a Dio, e pregornolo che dovesse mostrare la sua sapienzia e la sua potenzia; e fatta l’orazione et andati a dormire, Iddio rivelò a Daniel lo songno e la sua interpetrazione e però la mattina andò ad Ariot e disse che none uccidesse li savi di Babillonia: imperò ch’elli voleva dire lo sogno al re. Allora Ariot lo introdusse al re; et elli li disse come da Dio aveva avuto la notizia del suo sogno e la interpretazione, e disseli per ordine lo sogno e la sua interpretazione; cioè come aveva sognato ch’elli vedea una statua che avea lo capo d’oro, el collo e le spalle d’ariento et il petto di rame infine alle gambe, e le gambe avea di ferro, e l’un piè di terra cotta e l’altro di ferro; e come una pietra percotea questa statua nel piè e tutta la spezzava, e questa pietra cresceva in uno grande monte. E ditto lo sogno, li disse la sua interpretazione, dicendo che l’avea avuto da Dio, dandone gloria a lui. Allora lo re, ricordandosi del sogno e vedendo che la interpretazione era vera, la quale chi la vuole sapere leggala quine, magnificò Iddio e fece grandi onori a Daniel e fu placato dell’ira sua che avea conceputo contra li savi. E però dice l’autore che tale si fe Beatrice a lui, quale si fe Daniel a Nabuccodonosor: imperò che, sì come Daniel si fece narratore del songno che non sapea narrare elli, nè i suoi savi indivinare 1, e disseli la interpretazione; per la qual cosa cessò l’ira che avea contra li savi, così Beatrice disse li dubbi a l’autore ch’elli avea conceputo nella mente e non li poteva dire, perchè non sapeva da quale incominciare e solvetteli poi amenduni 2. E però qui arrecò questo esemplo l’autore, perchè veniva a suo proposito. E disse; cioè Beatrice a Dante: Io; cioè Beatrice, veggo ben come ti tira; cioè te Dante, Uno e altro disio; cioè 3 due desidèri, sì; cioè per sì fatto modo, che tua cura; cioè tua sollicitudine, Sè stessa lega; cioè impaccia et occupa, si; cioè per si fatto modo, che fuor non spira; cioè non esce fuora della tua mente; ma sta pur dentro. Ecco che incomincia a manifestare li dubbi: Tu; cioè Dante, argomenti; dentro da te: Se ’l buon voler dura; come appare nelle parole di Piccarda dette di sopra; cioè: Dio lo si sa qual poi mia vita fùsi, e di Gostanza: Non fu dal vel del quor giammai disciolta - La violenzia altrui; cioè la forza fattami d’altrui, per qual cagione Di meritar mi scema la misura; cioè manca lo mio merito? E questo è lo primo dubbio, et ora adiungne lo secondo dicendo: Ancor a dubitar ti dà cagione; cioè a te Dante, Parer tornarsi l’anirne a le stelle; poi che questi spiriti beati furno veduti da te nel globo lunare, Secondo la sentenzia di Platone: imperò che Platone in uno libro 4, che si

  1. Indivinare; indovinare, dal latino divinare. E.
  2. C. M. amburo.
  3. C. M. cioè l’ uno e l’ altro de’ desidèri,
  4. C. M. uno suo libro