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   [v. 1-12] c o m m e n t o 103

mangiarlo. E questo s’intende, dovendo pilliare pur l’uno: imperò che, dovendoli pilliare amenduni 1, non è dubbio che li pillierebbe amenduni 1 inanzi che lassarsi morire di fame; ma dovendo pilliare pur l’uno essendo in piacere equalmente l’uno come l’altro, e di lungi l’uno come l’altro, veramente si lasserebbe morire di fame: imperò che è impossibile che tra le cose in ongni modo equali sia eleggimento. E posta questa sentenzia, che è del Filosofo, la conferma anco per due esempli; cioè dello agnello 2 e del cane, dimostrando per lo primo esemplo che come la elezione non è tra du’ beni equali così non è anco elezione tra du’ mali equali, convenendosi eleggere l’uno; e per lo secondo esemplo conferma quello che è detto prima, che non è elezione tra du’ beni equali dovendosi pilliare pur l’uno, dicendo: Sì; cioè per sì fatto modo, si starebbe uno agno; cioè uno agnello, intra du’ brame; cioè grandi fami, Di fieri lupi; cioè che non saprebbe qual più si temesse di quelli due periculi, cioè o dell’una brama o dell’altra di quelli fieri lupi; e però convenendoli eleggere uno di questi due pericoli, non potrebbe 3 essere de equali per la ragione detta di sopra; cioè ch’elli fusseno equalmente distanti, e la vista dei lupi e la ferità fusse temuta equale, equalmente temendo; cioè l’agnello si starebbe in mezzo e non potrebbe eleggere, posto ch’elli avesse elezione a qual parte si volesse accostare di quelli lupi per la parità del periculo; ma essendo l’uno periculo minore che l’altro, cadevi elezione: imperò che sempre si elegge lo men male: imperò che, benchè lo male non si possa eleggere: imperò che la voluntà non può volere lo male se non è ingannata, parendoli che sia bene; niente di meno lo men male s’elegge perchè à ragione di bene. E posto lo esemplo che conferma la sentenzia prima nel suo contrario; cioè che non è possibile essere elezione di schifare tra du’mali equali; la qual cosa conferma quello che detto è, che non può essere elezione di pilliare tra du’ beni equali; la qual cosa dice, essendo lo desiderio equale sì che non s’ingannasse più dell’uno che dell’altro, adiugne l’esemplo secondo a prova del primo detto; cioè che tra du’ beni equalmente amati e possibili ad avere 4 equalmente, non può essere elezione convenendosi pilliare pur l’uno, dicendo: Sì; cioè per sì fatto modo e per sì fatta cagione, si starebbe un cane intra du’ dame: lo cane da caccia è perseguitatore dei dami 5 e delle fiere; ma dice l’autore dame, perchè così si chiama in Grammatica 6; e disse più di queste fiere, perchè sono timide et agevilmente si

  1. 1,0 1,1 C. M. amburo
  2. C. M. del agno e
  3. C. M. potrebbe, essendo equali
  4. Pongasi mente come i classici adoperano l’ infinito attivo assoluto, al quale mal verrebbe surrogato l’ infinito di forma passiva. E.
  5. C. M. de’ daini e
  6. Grammatica ; Latino. E.