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88 | p a r a d i s o i i i. | [v. 70-87] |
Dante: Voi, che siete qui felici; cioè beati vi rappresentate in questo luogo, Desiderate voi più alto loco; che questo, s’intende, Per più vedere; che non vedete ora della gloria d’Iddio, s’intende, o per più farvi amici; cioè a Dio che non siete: imperò che chi più ama Iddio, più si fa amico a Dio? Ecco che dimostra l’atto che fe Piccarda inanzi che rispondesse al dimando, dicendo così: Con quelle altre ombre; che erano con lei, pria; cioè prima, sorrise un poco; cioè sogghignò, che è confusamente e non apertamente ridere. Da indi; cioè di poi, mi rispuose; cioè a me Dante, tanto lieta; cioè Piccarda nella sua apparenzia, Ch’arder parea; cioè che ardere parea, nel primo foco; cioè nel primo splendore del primo pianeto, cioè de la Luna, che è lo primo che si truovi montando dalla terra in su verso lo cielo, d’amor; cioè di carità: tutta la corte dei beati arde di fervore di carità in qualunqua stato sia, o alto o basso; niente di meno ciascuno àe tanto di carità, quanto in lui ne cape. E qui finisce la prima lezione del canto iii, ora incomincia la seconda.
Frate, la nostra voluntà ec. Questa è la seconda lezione del canto terzo, nella quale Piccarda risponde a Dante nel dubio mosso di sopra, secondo che finge l’autore; et appresso finge ch’elli movesse altro dubbio a Piccarda, e com’ella lo solve. E dividesi questa lezione in parti cinque: imperò che prima finge come Piccarda, seguitando lo suo parlare, dichiarò lo dubbio mosso di sopra dall’autore; nella seconda finge com’elli, veduta la dichiaragione del primo dubbio, ne mosse uno altro, et incominciasi quine: Chiaro mi fu allor ec.; nella terzia parte finge com’ella incominciò a dichiarare l’altro dubbio mosso da lui, et incominciasi quine: Perfetta vita ec.; nella quarta parte finge com’ella dichiara a lui chi fu l’altra ombra che era presso a lei, et incominciasi quine: E questo altro splendor ec.; nella quinta finge come, compiuto lo parlamento, incominciò a cantare Ave Maria e come sparitte da lui e come si rivolse a Beatrice, et incominciasi quine: Così parlommi ec. Divisa la lezione, ora è da vedere lo testo colla esposizione litterale, allegorica e morale.
C. III — v. 70-87. In questi sei ternari lo nostro autore finge come Piccarda, continuando lo suo parlare, li dichiarò lo dubbio ch’elli avea mosso, dicendo così: Frate; questo è nome di carità, e però finge che Piccarda lo chiamasse Frate, per dimostrare che nella vita beata è perfetta carità, la nostra voluntà; cioè di noi beati, quieta; cioè fa quieta, cioè riposata e contenta, Virtù di carità; cioè d’amore che aviamo in verso Iddio, et inverso lo prossimo quanto si dè; e perchè noi amiamo perfettamente Iddio, stiamo contenti di ciò ch’elli vuole, et accordasi la nostra voluntà colla sua; e perchè amiamo lo prossimo come noi medesimi, siamo contenti del bene del