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LXXVIII * DOTTRINE POLITICHE DI DANTE. lodato siccome liberale uomo; tanto in questa virtù del dare, che allora chiamavano cortesia, trova di commende- vole r Allif^hieri; sì perchè contraria all'avarizia de' nobili nuovi e dei preti malvagi e de' re tristi; sì perchè l'animo non alieno dal donare sembra altresì non alieno dalla ge- nerosa compassione, dalla socievole affabilità, dal desiderio di perdonare e d'essere benedetto, e di creare la gioia de' suoi fratelli. Poi, questa virtù della larghezza, oltre all'es- sere direttamente opposta all'angustia deg"li uomini chiusi d'affetto, d'imaginazione, d'ingegno, era virtù nobile vera- mente, che poneva tra grandi e popolo una perpetua e, secondo il Poeta, desiderabile inuguaglianza; gli ordini so- ciali congiungeva senza confondere; i pericoli e i mali del- la strabocchevole ricchezza e della cupida povertà tempe- rava. Queste cose dico io, interpretando i principii di Dan- te; non già ch'io creda potersi tale stadio di società tra patriarcale e feudale, quando la stagione ne sia già passata, rinnovare a talento. Possono bene i ricchi, almeno in parte, rappresentarne un'imagine, anco nelle società mature, anco nelle decrepite: possono la liberalità proporre a se ste^^'si non come fine ma come passaggio ad un ordine nuovo di cose, ad una non materiale uguaglianza d'averi, ma virtuale ar- monia di doverle d'affetti. Contro le ricchezze autrici d'ignobile aristocrazia spes- so tuona il Poeta, e le chiama false meretìnci , e piene di tutti i difetti. Or ecco la lupa carica di tutte brame; ecco colei che pecca co' re, la impudicamente abbracciata al gi- gante e da lui flagellata; ecco in somma le ricchezze mere- trici per sé, e in chi le onora infonditrici d'animo meretri- cio. Nell'avarizia era dunque, al parer di Dante, la piaga d'Italia; nell'avarizia come togli trice di beni e come appor- tatrice di mali: e nella lupa non era figurata soltanto l'avari- zia d'una corte, ma di tutte le cotti', di tutti i nobili gua- sti, degli uomini tutti. E però nel luogo ove stanno raccolti, fìtti, tanti trava- gli, ove gli avari co' prodighi si risconi-rano come l'onde che si frangon con l'onde, quivi non tutti gli avari son chie- rici, sebbene in molti chierici e papi e cardinali l'avarizia dimostri il soperchio suq. E sebbene Nicolò III papa stia per tal cupidigia capovolto tra' simoniaci ne' fori infiamma- ti; sebbene tra gli avari sia legato il pontefice Adriano V de'Eieschi; tra gii avari purganti è anche posto un re fa- moso, Ugo Capeto, radico della mala pianta, che, al dire di Dante, «aduggia la terra cristiana tutta. « Coloro che nella lupa non vilì.ero altro che l'avarizia di Dante stesso, falsa- rono al certo o restrinsero il concetto di lui; ma coloro ch'altro non vi conoscono se non l'avarizia d'una corto,