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NOBILTÀ DI DANTE. LXVII imagini è l'arcano e dell'antica e della moderna politica: porche non nella quantità stala vita, ma nell'armonia delle forze. Ma nell'atto che della nobiltà imbastardita si duole, e af- ferma con Aristotele l'alterazione precedere sempre a cor- ruzione; confessa insieme l'Allighieri, questa essere inevi- tabile sorte di tutte le cose umane; nò maraviglia disfarsi le schiatte se han termine lo città: tutte lo cose umane avere lor morte: verità che, s'entrasse ia mente a coloro i quali combatton per la perpetuità non del diritto ma delle schiatte in cui dicesi incarnato il diritto, risparmie- rebbo molte stoltezze crudeli. E per questo senza maravi- glia ma non senza dolore il Poeta va numerando gli aiti Fiorentini caduti; e mentre rammenta il fugace splendore dell'altrui nobiltà e della propria, e la dice manto che sotto le forbici del tempo presto 'Raccorcia e diventa meschino se di giorno in giorno per virtù non s'accresce; e' non puòtut- t' insieme non se ne gloriarle. Ma quale irnagine delia nobiltà si formasse egli in mento, lo dice la canzone che comincia: Le dolci r?me, nella quale riconosci un Guelfo che gode in cuor suo d'esser nobile, ma che a modo guelfo, cioè più ragionevole, intende la no- biltà. E comentando la detta canzone, egli avverte: « Per mia donna intendo sempre quella luce virtuosissima, filoso- fia, li cui raggi fanno i fiori rinfronzire, e fruttificare la verace degli uomini nobiltà. » Qui vorreÌ3be il Poeta darci a intendere che per un amore allegorico egli sospirò e pianse tanto ; ma sarà lecito in ciò non credere a Dante. La canzone parla degli atti sdegnosi d'una donna vestita d'umana carne: il Convito composto da Dante, esule filo- sofo e politico teologante, vuol trarre ad allegoria le can- tate rime d'amore, sì per secondare l'umor del tempo, che di simili avvolgimenti si dilettava, onde la scienza e l'arte talvolta parevano enimmi; poi, per nobilitare con arcane interpretazioni i giovanili concetti d'amore, e far pompa di (lottrin;i, alfettazione a que' tempi comunissima, e cara a Dante; da ultimo, perchè veramente, come della Vita Nuo- va apparisce, nello perfezioni di Beatrice, ancor viva, e' ri- conosceva il simbolo del bello e del vero ideali. Un germe simbolico si trovava già nella canzone, ma nel cemento il Poeta ne fece una grande pianta che cela l' imagine viva della sua donna. Perocché dice che in lei è tutta ragione. che gli occhi di lei sono le dimostrazioni della filosofìa, e che il trasmutargli ch'ella faceva i sìioi dolci sembian- ti, significa la scienza ritrosa a certe sue indagmi sulla prima materia degli elementi. Questa menzogna filosofica, che corrompe e distrugge la poetica verità^ non è punto bel-