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398 INFERNO 51. Ahi Genovesi, uomini diversi D'ogni costume, e pien' d'ogni magagna, Perchè non siete voi del mondo spersi? Che col peggiore spirto di Romagna Trovai un tal di voi che, per su' opra, In anima, in Oocito già si bagna, Ed in corpo par vivo ancor di sopra. A bene esser deluso. Alleviare il do- lore del reo, dice POirimo, è far contro alla divina giustizia Inf. XX : Qui vive la pietà quanV é ben mor- ta. Poi aprirgli gii occHi fra mi far- gli sentifp più riero il tormento d'elle lagrim'^ che tornerebbero a conors- larsi ; un f;i.rg:li vpdnre clii avrebbe annun<iM'a tra gli uomini la sua nena. 31. (L) Divieni: d'ogni buon co- stume U- (Volli. (SL) Geno^eù. k G'-^nova fu matidatu vii^ario d'Arrioro Uj;uccionH, e condannò a morte non oochi ne- mici all' impero (Ferreto, VII). Quivi stette insino al 1312. Genova poi si diede a Roberto. — Divemi: Diverto rammenta perverto — Magagna. Il m^'df'sinno modo n^l Villani (Vili, 92) — S perni Ecco la seconda im- (irt^caziofie di questo Canto inf rriMle. yEn.. vi: Vnne L gm ... Nec fraus te inculurnen perferet. 52 (Lt Spirto: Alberigo. — Voi nel monio (SL) Tal Quando scriveva il Poeta. Uatì'ia d'Oria era un de' si- gnori di (innova. Ghibellino: poi datosi a' Guelfi. Non come cosa da principalmente ammirare , ma come necessaria ri- prensionft ai falsi esempi e precetti de' così detti classlf'l moderni sopra la dignità d^•llo stila poetico : note- remo in questo G^nto , a cui Dinte deve aver posto i.ìù cura^'h'^ ad al- tri, gli si^hletti versi : Tii dèi mper cW V lui H come Uoolino, ^ sii olio che poi vengono, i quali a lui non parvero inriegno apparecfThio alla ter- ribilità delle cose segu^^nti. Le quali non s'intendono a fondo se coll'osservazione di nature simili, tra Incivilite e selvagge, non s'entri nell'animo d'uomo a cui gli afTetti domesti(;i sono al male pretesto e fomite; che in essi cerca ansiosa- m^^nte riciosoa?li odii esterni econ- solazio e ai rimosi, e rifugio dal terrore di sé. Ora si pensi uomo tale, ferito a morte nell'orgoglio insieme e negli adeUi domfsii'.i a cui si te- neva furiosamente abbraci «to ; e si potrà a qualche modo imfig'nare il tormento che straziò nell' agonia, per qoftttrQ aaime moltiplicata, 1' a- nima d' Ugolino. Di questo strazio, tutto intimo e spirituale, è parte non piccola il sogno nel quale egli vede le cagne caccia ntl lui lupo; e in quelle (come suole ne' sogni, che le jm^glni si confondono per più illu- strarsi alla cos "lenza in lu'e nuova fulminei), riconosce 1 nemici suoi, i Sismomii, i Liufranchi. i Gualandi ; notni, come il suo. germanici tutti, la questi tre ultimi Canti sentesi il ribrezzo che Dante sentiva del tra- dimento; e da quel freddo eterno spira immortale la fiamma non solo dell'ira di lui, ma del suo adetto alla patria, all'amicizia, all'ospitali- tà, al benefizio, alla privata fede e alla pubblica II pianto che prorom- pe dal cu'jre, e si fa sugli o^'chi diac- eli), e ripercuote la sua ambascia sul cuore, (i tormento d'inferno. Fin d' ora egli sente il fre tdo ven'O delle ali di Satana ; e domanda la cagione , e Virgilio Io lascia In so- speso. Questa preparazione lontana è tocco maestro.