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CANTO XXXIII. 391 9. M' avea mostrato per lo suo forame Più lune già; quand* i' feci '1 mal sonno Che del futuro mi squarciò '1 velame. 10. Questi pareva a me maestro e donno, Cacciando il lupo e i lupicini al monte Per che i Pisan' veder Lucca non ponno, 11. Con cagne magre, studiose, e conte: Gualandi con Sismondi e con Lanfranchi, S«avea messi dinnanzi dalla fronte. 12. In picciol corso, mi pareano stanchi Lo padre e i figli ; e con 1' agute scane Mi parea lor veder fender li fianchi. si feneisono le aquile del comune a mudare (le penne) ; o per t>anmn- zione che vi fu rinchiuito il Conte e li figliuoli , con, e gii uccelli nt-lla muta — AUfi. Annunzia sventure per essere ai dannati dato l'anti- vedere il futuro Inf , X. 9. (L) lime: dall' agosto al marzo. (SL) Lune. [\nt.] Modo comune chiamare luna nuova il prinoUtio della fase pi cui il nostro satellite torna a rifl-^tterci ì\ lu-e solare II breve pertugio con quel po' di ctila- rore che nel di permettpva, faceva a Ugolino disf^ernere i di dalk notti, e i^ontH re cosi i tristi m^si. —Squar- ciò Pù forte che In Virsil'o. .^n., Vi: Aoeritque futura Equi più ap- propri no. (F) Velame ^om : Tutti soeri- mentivo the i ogni h >mio un qual- che lignificalo . J angui talcuHn 'Ono segni degli anvenunenti lutun m quando leUiconsi ai atcuan ciusa comune, p, li' sonni e agii av'enimpnli futuri Tali'olta dall' iute > ii>r e H po- sizione 'tei corpo formasi nelli fan- tasia alcnu 'rio'o che « conniene cofi tali di punizioni; xiccome all'uomo ni-l quale ahbnndano gli umori fii- girli occorre ne' sogni di irò» <r4 nel- V acqua neili he e. E pe-ò i me- dici icono ch^ è daat'eniere a' so- gni p^.r conoscere le irderiori di^po- siz'oni del carpa. 10 (L) Qiieiti: l'arcivescovo. — Maedro e donno: guida e sisnore. — Cicciando: caccìante. — Monte. S. Giuliano tra Pisa e Lucca. (SL) Maestro. Fest. : Magiìter pomdi, cvjus erat in populunTsum» ma potest'^s. Deut., XVl, 18: Judi- ces et rnagistros constHues... ut ju~ dicent populum. JEn , IX: Rdorei jurenum et rerum^ dedil eise magi- stioi. — Donno. E più che maestro iEn . VI : Boninum polentem Im- posnit {alla patria). Caro: Marito e donno deW arn.enlo. — L"po. Nel Itti»») V fuurato egli stesso; ne' lu- picini. i flaliuoli e 1 nipoti. Il so- gno del lupo era augurio di fame e. dice l'Ottimo, simbolo della ti- rannide di Ini, come di Licaone In Ov'dio. — Monte. Lo cacciano verso Lucca per rinfacciargli le castella tradite a Lucca e a Firenze. M (L) Stuiioie : sollecite. — Conte: note in Pisa, o conoscenti tal caccia. (SL) Studiose. Studio a' Latini dice insieme frt'tta e cura acuta ed ingegno. Stuiiarù per affrettani in Toscana. — Conte. Cosi saputo dici imo uomo che sa o vuol far mo- stra di sapere E fors' anche conte, perctiè di famiglie cospì'ue o note troppo a Ugolino. Petr. : Riffigurato alle fattezze conte — Meni Lo in- fammarono a istigazione del vescovo. — Fronte. Voctt d'uso militare e in latirio e in italiano. (F) Cagne Imagìne di nemico inseguente. Jer.. XV 3: Gladium ad occi'ionem, et canes ad liceran- dum — Magre Simbi. loggia la fame, come le vacche dì re Faraone. 12. (L) Scane: zanne. — Lor: a me lupo e a' figli.