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CANTO XXXI. 371 perisqiie Jovem detrudere regnis. Aloéo di Tessalia, figliuol di Titano e della Terra ebbe da Ilìmedia questi due che ogni mese , dice la fa- vola , crescevano nove dita. Impius hinc prolem superis immisit Aloeus, Inseruit cclsis prope se quum Pelion aslris (1). Altra favola li fa nati di Nettuno e d' Itimedia moglie d' Aloéo, acciocché sempre i giganti siano prole illegittima, e forse per accennare a qualche antica storia di navigatori prepotenti e scuotitori della terra , come Nettuno fa col tridente. In un poemetto attribuito a Virgilio: Vinctus sedet immdnis serpen- tibus Otos (2), il fratello di questo Eiìalte; e la favola dice che en- trambi mettessero Marte in catene. E Lucano fa vincti terga gigantes (3) ; e in un libro ispirato: Rudcntibus inferni detractoSj in tartarum tra- didit cruciandos (4). Il Salmo (5): Ad alligandos reges- eorum in com- pedibus, et nobiìes eorum in ìnanicis feneis. Nel libro di Enoch i de- moni padri de' giganti sono da Michele legati. A misurare l'enorme grandezza, dice il Poeta che Etlalte teneva legato il braccio sinistro dinnanzi e il destro dietro (e anche questa è imagine del sinistro uso fatto della forza), legato d'una catena che con cin([ue giri si ravvol- geva Intorno alia parte scoperta del corpo di lui, cioè fino al ventre; e dice ch'egli aveva la testa grande come la pina di S. Pietro, e tre uomini (6) de' più alti misuravano la sua statura di sotto il collo in- fitto al bellico. Caco, ladrone empio, è avvinto da' serpi, e cosi Vanni Pucci, ladro bestemmiatore contro Dio: qui stanno in catene coloro che mossero a Giove la guerra : e per Giove Dante intende il Dio ve- ro (7); e altrove tra le imagini della superbia pone accanto a Nem- brotte i giganti (8) ; e a Capaneo fa rammentare la pugna di Flegra (9) che diede a G.iove faccenda, e come qui dice, gli fece paura. La favola con la storia in forme strane si contessono nel poema di Dante , ma nelle tradizioni de' popoli , in forme ancora più strane, chi ben ri- guardi: Efialte valeva r incubo (10), secondo l'origine della voce sal- tare sopra; e Giuseppe Ebreo e Agostino attestano la tradizione che da demone incubo o succubo sotto certa costellazione nascano corpi giganti (il). Similmente Tifeo, che la favola fa figliuolo di Titano e della Terra, e sfldatore di Giove, secondo l'origine della voce che è fumo, e moralmente simboleggia superbia; e l'oscurità e la cecità che vengono da superbia , fisicamente significa le eruzioni vulcaniche con le quali la terra par movere guerra alla lu-^e del cielo: e infatti quella forza che dal centro de' corpi ripinge le emanazioni loro verso la superficie, e dalla superficie con impeto più o inea contro i corpi circostanti e vicini e lontani, è una specie di guerra che fa la vita di ciascun ente per non essere compressa, sofi"ocata e distrutta dagli enti che premono (t) Lacan., VI. (8) Purg., XII. Bacone (De Sap. Vel.) (2) Culex, 233. Hor. Carm., HI, 4: vede nella storia de' giganti una storia Trecentae Pirithoum eohibent catenae. di ribelli. La tradizione che fa fuggire (3) Phars., VI. in Egitto gli Dei spauriti , e trasfor- mi) Petr,, II, li, 4. maràl in bestie, dev'essere simbolo (5) Psal., CXLII, 8. storico , che i monumenti egizii col (6) Virgilio del sasso palleggiato da tempo forse illustreranno. Turno. Vix illud ledi bis sex cervice (9) Inf,, XIV. subirenl. Quatta mine hnminum produ- (IO) iMacr., 1. in Somn. Scip. eit corpora tellus (jEù., XII). (il) Anche nella Somma. (7) Purg., VI : sommo Giove, Che fotti *n terra per noi cruci fìsso.