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CANTO XXVIII. 329 29. Quel traditor che vede pur con V uno, E tien la terra, che tal è qui meco, Vorrebbe di vedere esser digiuno, 30. Farà venirli a parlamento seco; Poi farà sì che al vento di Focara Non farà lor raestier voto né preco. — 31. Ed io a lui: — Dimostrami e dichiara, Se vuoi eh' i' porti, su, di te novella. Chi è colui dalla veduta amara. — 32. Allor pose la mano alla mascella D' un suo compagno, e la bocca gli aperse Gridando: — Questi è desso; e non favella. 33. Questi, scacciato, il dubitar sommerse Ln Cesare, affermando che '1 fornito Sempre con danno l'attender sofferse. — ^ 34. Oh quanto mi pareva sbigottito. Con la lingua tagliata nella strozza, Curio, che a dicer fu così ardito! 29. (L) Quel: Malatestino. — P(«r ; sol. — Uno: Oxhlo. — Tien...: go- verna Ri mini che «.urlone non vor- rebbe avere nnai vista. (SL) Uno. Diciamo non n^ aver uno, cioè qaattr'noo simile : ìion ne fa rena di buona. — T>en. vEa., VII : Regna teneret. — Digiuno. — Ar'os. : Vorrebbe dell'impresi e^ser digiuno. Varron«: JjiinÌ!{ oculis. 30. (L) Venirli : li farà venire. — Focara: monte del'a Cattolica, fo- ce di venti impetuosi.— Non: non temeranno tempeste ; non si vote- ranno a' Santi, né Dio pregheranno per questo. Altra morte li atteofle. 31. (L) Amara- cui costò di vede- re Rimini (SL) No>Jella. Racconta il Bod- cac'io cne una donna di Verona ve- dendo passa-'Pi 1' .\lli2hieri per vìa, di<se a un'altra Ci)m'ì<e:na: Vedete roi colui che va per l'In'e'no. e tor- na qnan'ìo n Ini p'ar.e e qnas'iii reca novelle di quelli che l'ìgaiù ^ono ? E Un' aUra rispose : Noìi celi In com'e- gli ha la barba eresìa , e 'i colore bruno per lo callo e per lo fumo eh' è laggiù ? Di che egli sorrìse. — Aiiinra. Anco della persona che sof- fre .En., IV : Rumore accenmi ama- ro Un antico : donna afflata, a- wara ed infelice Rng, , l, XXX, 6 : Amara erai anima nniuscvjusque viris super filiii swi>'. Aug., Confess.: Amaro aspeclu, 33. (L) Scacciato : di Roma. — Som- merge : vinse, spingendolo a guerra. — Fumilo: pronto in armi. (SL) S-acci'ito Scacciati per e- mli, vo'*^ <1h1 tempo Lucano gli fa dire : Pdlimur e patriis laribui (Phars. , I>. — Dubitar. Ln^-an. , I : Dabiaeque inprueHavienH Vrgenteì adduni. atit.ulo'i. — Fornito Dno : Si fornice e apparecchi-i $exi alla 4tfe<a - Fo^ni-e. le cartelli. LU'^an., l D im trepiinnt . nullo firmatae robo'-e.partes ToUemO'-n: se<nper nocuH di' erre p ira'i-i. Pir labor af- qu-'me'ui P'elio m-ìjoie peiuntur. - Cc-Bs , D-^ Rpll Civ.. 1,12 Is II 32 42. 34 (^Lt Lingua Ln<';»n , l: Audax venali co'nilatar C'iio lingua — Ar» dito ! LiK.an , I : Vox quondam po- puli, hb'rtate'rique hieri Ausuj. Ab- biamo di Cicerone più leltpre a lui. (F) Sbigottito. E -eli. V, 17: Al susurrone , odio e inimicizia e con- tumelia.