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CANTO XXVII. 323 l'Angelo di Dio molto lieto: onde intese, l'anima di Serafina non es- sere addetta all'eterna dannazione (1). » In altra: « La sant'anima uscente dal corpo, Michele arcangelo con una sfhiera d'Angeli venne incontro a ricevere per condurla ne' cieli. E a un tratto da aquilone, cioè dalla sinistra (2) parte, venne una plutonica (3) innumerabile turba a bestemmiare la sant'anima e di- re: Quest'uomo è nostro compagno, che con tìmida fuga perde la co- rona del martirio; giacché dice Cristo (4): « Beato l'uomo che soffre » tentazione, che, provato che sia, riceverà la corona di vita, la quale Dio promise a chi l'ama. • L' inubbidiente trasgressore de' comanda- menti di Dio non dovrebbe essere associato a' servi di lui, ma piut- tosto a noi, perchè a noi in questo somiglia. Queste cose profferivano i ministri del diavolo, e altre molte: ma l'angelo Gabriele con molto esercito viene a rincontro; e, fatto nuvolo, e scoppiato un gran tuo- no, i gr.'.n bagliori dispergono il gruppo de'malìgni, cacciati dall'alto nell'ultimo inferno. Quindi fra gl'inni ei cantici degli Angeli l'a- nima abitatrice del cielo é condotta ad aver la corona della vinci- trice sua pazienza (5). » Giovanni delle Celle, con quella potente semplicità che è poetica più d'ogni arte, alla povertà parlando, siccome a persona vivente, quale è figurata da Dante stesso con tanto amore (6): « Tu empi il cielo e rubi l'inferno. » In un'altra \isione un santo è veduto togliere ai de- monil le anime con preghiere e digiuni. Ne' Bollandisti (7): È un luogo di qui vicino che vomita gravi incendi! di, fiamme furenti dove le ani- me de' reprobi soffrono secondo il merito diversi tormenti. Ad accu- mulare loro i supplizìi son sempre ìnnumerahili demonii deputali, che le intollerabili loro pene ogni di rinnovellano, e a redivivi supplizi! li rinfrescano senza posa. 1 quali demonii io udii di frequente con querule lamentazioni urlare, e con lacrimabile voce lagnarsi che le orazioni e le elemosine di cert'uni contra loro combattenti senza tre- gua, sovente dalle lor mani rapissero le anime condannate. » In una lettera attribuita a Dionigi Areopagita (8) narrasi come un uomo santo vedesse in ispirito tra le nubi Cristo circondato dagli an- geli ; e in un abisso certi pagani non curanti del suo predicare; e serpi e demonii con flagelli li spingevano nelle fiamme. Il santo quasi godeva di quella giustizia; ma levando gli occhi, egli vide Gesù ten- dere agl'infelici la mano, dicendo: In me è da Infierire che sono tut- tavia pronto a patire per gli uomini. (1) Bollancl., I, Vit. s. Veronica di (4) Anco in Dante il diavolo adopra Binasco, p. 897. l'autorità de' libri santi. (2) Sempre in Dante la sinistra è (5) Bolland , I, 811. Vit. s. Viventii. segno di perdizione. Inf.. XIX. (6) l'ar , XI. C'^) Anco nelle vite de'Santi Padri (7) I, 74. Vita di s, Odilone. qualche rimasuglio mitologico: pensa (8) Lettera Vili, se Dante poteva astenersene in un poema.