Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
XXXVI | AMORE DI DANTE. |
scono in sonno: un saluto concesso lo fa dormire, un saluto negato lo fa dormire: fortunato Poeta!
Dopo tale vicenda, e' potè mettersi tranquillamente a pensare se amore sia o no buona cosa. Questo pensiero era logicamente diviso in quattro; e gli dettò il sonetto: Tutti li miei pensier parlan d'amore, dove il primo verso è il più bello di tutti: e più singolare si è 'l decimo che dice: E vorrei dire, e non so ch'io mi dica; verso che, passati i trent'anni, Dante non avrebbe forse pensato.
È cosa notata già da Leonardo Aretino l'altezza de' generosi cominciamenti ne' versi lirici dell'Allighieri: nè alla prima mossa sempre la tratta del volo corrisponde; e all'evidenza delle imagini l'astruseria de' concetti fa velo: ma ad ogni tratto il Poeta si ritrova animoso e più forte che mai: sì che può bene affermarsi col Ginguenè che, quand'anco alla gloria di lui mancasse la Commedia, basterebbero a collocarlo primo poeta del suo secolo la Vita Nuova e le Rime. E a stimarlo il primo prosatore del suo tempo sarebbe titolo la Vita Nuova, e alcuni tratti del Convivio, se non fossero le Storie di Dino Compagni e di Giovanni Villani, e le lettere di Caterina da Siena.
Un giorno persona amica lo conduce dov'erano molte vaghe donne; e la vista della sua lo turba in fiero modo: sopra questo e' scrive un sonetto, ove dipinge Amore.
- Che fiere tra miei spirti paurosi :
- E quale ancide, e qual caccia di fuora,
- Si ch'ei solo rimane a veder vui.
- Che fiere tra miei spirti paurosi :
Più nobile e più civile questa imagine d'Amore prepotente guerriero, che non del molle e alato e bendato fanciullo, di quel che il Chiabrera dipinge Viperetta, Serpentello, Dragoncello: diminutivi eloquenti, perché dimostrano come l'amore italiano si venisse, coll'impiccolire degli altri affetti, ogni dì più ristringendo. Or che è egli a giorni nostri l'amore? É egli volatile o rettile? Fanciullo o guerriero? Bestia o nume? Non mai forse volò tant'alto, non mai strisciò così basso come a' giorni nostri l'amore. Ora puro spirito, ora carne morta; ora un pensiero, ora un calcolo ; or astro, ora fango; or sottile e tenace, or pesante e volubile; sconosciuto a chi più ne parla, a chi meno lo studia rivelante i suoi casti misteri; vergognoso dell'antica mollezza, avido di opere e di gloria; allegro di mesta gioia, mal pago di sè e delle cose, conoscendo di non essere più fine sufficiente a sè stesso, non più idolo unico della umana natura; sollecito egli stesso d'inchinarsi innanzi agli altari della virtù, della patria, di Dio. Tale a' giorni nostri