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AMORE DI DANTE. XXXV

ficato presa; il saluto di Beatrice essere la capacità della scienza; le donne che Beatrice accompagnano, scienze anch'esse. Il Biscioni non nega però che la Bice sia stata in questo mondo, e dotata, com'egli gravemente dice, di riguardevoli prerogative. Ma un altro canonico, forte anch'egli in filologia, il canonico Dionigi, nega che Beatrice sia cosa fantastica, condanna il Filelfo, condanna il Biscioni. E voi pure, o signori, darete ragione, io spero, al canonico Dionigi, e conoscerete in Beatrice la figlia di quel Portinari che Dante chiama buono in alto grado, al quale Firenze deve la fondazione del suo spedale di Santa Maria Nuova; per merito del qual gentile atto e pio, è da credere che il Cielo abbia dato alla sua Bice vivere splendidamente ne' libri di Dante. E questo pensiero, sappiatelo, non è mio, ma i' ne reco l'onore all'illustre autore del discorso su Michelangelo Buonarroti. Del resto, che per esaltar Beatrice e per riferire a lei i grandi effetti di sapienza nel cuor suo dall'amore promossi, Dante in questa femmina viva e vera simboleggiasse talvolta or 1'umana sapienza, or la sapienza delle cose celesti, ell'è cosa certa.

A celare l'amor suo vero, Dante si finse amante d'altra gentil donna; e durò la finzione alquanti anni e mesi; e, per più far credente altrui, feci (dic'egli) per lei certe cosette per rima. La donna alla quale e' fingeva amore, dovette partirsi di Firenze; ed egli, per non tradire il segreto, scrisse versi di simulato dolore: tanto curava che il suo vero affetto non si scoprisse. Or perchè ciò ? Ritegno di pudore non era, s'egli fingeva d'amare altra donna: ma forse modesto riguardo di non offendere la sua con istrane significazioni d'affetto così veemente; forse timore del sorriso de' galanti di quella età; forse altezza di fantasia, che temesse, manifestandolo, spogliar l'amore di quel velo ideale che lo fa sovrumano; era forse una di quelle tante prosaiche ragioni che è facile imaginare, che indovinare è difficile, che si frammettono tra l'occhio del poeta e i suoi fantasmi, e gli vieterebbero di contemplarli s'egli, per vedere a suo agio, non avesse l'accorgimento di chiudere gli occhi.

Partitasi di Firenze la donna ch'era velo all'amor suo, un'altra invece di quella ne sceglie il Poeta: e perchè queste dimostrazioni d'amore davano che dire alla gente, Beatrice se ne offende e gli nega il saluto. Egli allora che fa? « Misimi nella mia camera, là dove io poteva lamentarmi senza essere udito; e quivi chiamando misericordia alla donna della cortesia, e dicendo: Amore, ajuta il tuo fedele, m'addormentai, come un pargoletto battuto, lagrimando. » E le gioie e le lagrime del Poeta, a quel che pare, fini-