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CANTO XXV. 291 ERCOLE, CACO, I SERPENTI. Caco, cpnlauro, è messo a punire non già con saette i tiranni, ma i ladri, affuocandoli con un drago ch'egli tia dalle spalle, tutte orride di serpenti. \ù questo perché il ladro d'Ercole é dipinto da Virgilio come mostro violento in>iejie e frodolento: ne quid inaasum Aut iìi- tentalum scelerisve dolioe fuisset il-. Caco figliuolo di Vulcano, si di- fese da Ercole per alcun temp), riemijiendo la caverna di fiamme e di fumo: onde il drago che U.inte gli mette dietro le spalle corri- sponde al virgiliano atros ore vomsns igruis 2/ e alTimagitie dell'elmo di Turno con la chimera: efflanti^m faiieibus iynes : Taiti magis illa fremens , et tristibus effera (lammis , Quam magis effuso crnde- scunt sanguine pagare (3;. Della Medusa del V^inci, il Vasari con po- tente parola: aooelenaoa con l'alito. e faceva l'aria di fuoco. Caco e Vanni Pucci, uomo d'ire e di sangue, da' viulenti il Poetali caccia ne' ladri. Avrà torse trovato qualche prossimità tra il nemico de' Bianchi e il nemico di qnell' Vlcide che vnnìam in Italia ospite al padre di Fallante, all'alleato d'Enea, congiunto anch'esso ai destini dell'italico impero. Tanto più che. Ovidio citato da un del trecento inedito, accenna come taluni de' seguaci di Ercole rimasero ad abitare dov'è oggi Roma, partendosi Ercole poich'ebbe mirto Caco. Cosi Vir- gilio. Il Rossetti vede in Caco quel Giovanni fratello di BobrTO re di Napoli, guelfo ardito che Ccesarem cojitinuis contameliis vexaDat ad scopulum Aventini montis (cosi il Mussato); e mori alla battaglia di Montecatini. Ma senza questo, Ercole che veniva di Spagna in Italia maximus ultor Tergemini nece Genjonis spoliisque superbus (4), vincitore cioè di quel mostro in cui Dante simboleggia la frode ; Ercole che aveva combattuti i centauri (5;; Ercole che aveva tentato il viaggio de' re- gni d'Inferno, che aveva spento il leone nemeo, altro simbolo politico del nostro Poeta al cui viaggio contrasta fra le altre lìere un leone; Ercole che in culla schiaccia i serpenti avventatigli da Giunone nemi- ca; e che aveva per l'odio d'essa dea sostenuti duros mille labores Rege sub Cnrystheo (6>, doveva tanto più pensatamente esser qui ram- mentato, che Giunone essendo insieme nemica e a Troia e ad Ercole (1) ^1)., VII! I-iaamm pace si rechi (3) J£.^\., VII, a sceler>.t, intcntittcn a 'tuli. E il Ciro (4) Eì., Vili. con la soppabboiulanzi-iolira; Cric»/a- (5) Viij;ito, nelI'VIlI dell' Eneide, dron feroce e farut^o U'oijin msfuto e noiniua tra gli altri, puluiulo d' Efco- d'ogiii '(celleriizit. Ariti t e frodìfeuto le, appunto qu.'l Kolo che Dante ram- execttlore Quadro tori involonne e quat- menta noi XII doirinferjJO. tro vacche. (6) yEn., VIII. (2) ^n., TIII.