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XXXI



AMORE DI DANTE.



Il Boccaccio nelle prose ci dava la parte prosaica dell'amore, intantochè la parte poetica ne dava nelle rime il Petrarca. Nel secolo decimosesto l'amore, salvo quel di Gaspara Stampa, e altri che non lo verseggiarono né prosarono ma lo sentirono, e in prosa e in rima era prosaico del pari: prosa i sonetti e prosa i sospiri del cardinale Bembo e de' molti commilitoni di lui. Nel decimonono pare che dalla melma dell'amore prosaico cominci a spicciare una vena di poesia, la quale per suo canale presceglie alla canzone il dramma e il romanzo. Ma in fatto d'amore la poesia più vera è la prosa che le donne innamorate fanno quando dicono il vero. Non parlo della stampata: ma se tutti i pensieri e i dolori e gli inni dell'amore femmineo si potessero in un volume raccogliere, quello sarebbe de' più poetici libri e più gravi d'arcani. Ora noi, lasciando le donne innamorate del secolo decimonono e la prosa loro, verremo alle rime amorose di Dante.

Come lo sdegnoso uomo le abbia sapute cospargere di soavità, parrà meno mirabile a chi pensa che ne' forti ingegni s'accoppiano le qualità apparentemente contrarie; che né vera forza senza delicatezza , né vera delicatezza è mai senza forza. E ben dice egli stesso , ripetendo il verso di Guido Guinicelli, che amore e cor gentil sono una cosa. E in questo nome io comprendo non pur l'amore della femminile bellezza, ma di quante bellezze ai nostri occhi profondono instancabili la terra ed il cielo: l'amore del giusto; l'amor della patria, che tutti in sé gli altri umani amori comprende. Pure non resta che rara cosa non deva