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VITA DI DANTE. XXIX

cesca da Rimini, e guelfo, gli offerse la laurea, proffertagli anco a Bologna: ma egli la sperava sul fonte del suo battesimo. Invano. Nel 1321, tornato da un'ambasciata per Guido avuta a Venezia, l'anno di sua età cinquantesimosesto, con vivo dolore de' suoi falli, e co' cattolici sacramenti morì. Splendide le esequie, e come trionfo. Gli ultimi tredici canti favoleggia il Boccaccio scoperti come per visione divina. E forse nella favola è questo di vero, che solamente dopo la morte di lui apparvero in luce.

Ebbe mezzana statura, curvo sul declinare degli anni: grave e mite l'andare, il vestito decente: mesto sempre, ma non senza amorevolezza il sorriso. Naso aquilino, grandi occhi, viso lungo, mento rilevato, il labbro di sopra sporgente, forte ossatura; colorito bruno, barba e capelli spessi, neri e crespi. Dicitore facondo in ringhiera, ne' colloquii rado e tardo, ma arguto: contegnoso, cortese, astinente e ordinato ne' cibi, vigilante. Sapeva di disegno: ebbe amici Giotto, al quale fu, dicono, consigliatore; il miniatore Oderigi da Gubbio, il cantore Casella. E sapeva anch'egli di canto.

Poi la repubblica di Firenze inviò Giovanni Boccaccio a Ravenna, portando fiorini cinquanta d'oro, alla figliuola Beatrice, monaca in S. Stefano dell'Ulivo; non in soccorso, ma quasi in offerta d'espiazione. Due de' figliuoli, ritornati a Verona, fermarono dimora quivi. E Pietro vi lasciò discendenza. E il Boccaccio e altri dopo dichiararono la Commedia nelle chiese di Firenze, che i proprii biasimi riverente ascoltava.

Non è qui bisogno discorrere del poema e della sua tessitura e de' fini. I personaggi mitologici in esso accennati, sono a lui parte di storia: Anteo, Mirra, Achille, Ulisse, Capanéo, Sinone, Rifeo, Diomede. Della storia antica hai Adamo, Raab, Davide, Ezechiele, Catone, Curione, Trajano, Costantino, Giustiniano, Maometto. De' più recenti, nell'Inferno, Nicolò III e Celestino V papi, Catalano e Loteringo e Guido di Montefeltro, frati, Brunetto Latini, Rusticucci, Aldobrandi, Guidoguerra, Ciampolo, Bertrando del Bornio, Alberti, Bocca degli Abati, Ugolino, cittadini più o men rinomati, con altri quattordici o quindici oscuri. Di donne storiche, l'Inferno ha sola Francesca, trattata con amorosa pietà: il Purgatorio, Pia e Sapìa, e, come simbolo, Matilde. Ivi sono due papi. Martino V pappone, e Adriano V avido d'oro; un abate degli Scaligeri, accidioso: molti signori e re, Ugo Capeto, Manfredi, Nino, Malaspina, uno de' Santafiore; cittadini notabili, meno che nell'Inferno: Del Cassero, Guido del Duca, Ranieri da Calboli, Marco Veneziano. Ma molti i cari al poeta: Casella, Belacqua, Buonconte, Oderigi, Forese, Buonaggiunta e Guido Guinicelli, poeti d'Italia, Arnaldo di Provenza. Il Paradiso ha tre