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CANTO XVI. 1&3 jciova a fare chei tristi, tnttoohè ne- mici al bene, con la furberia loro gli servano. Il luna;o colloquio coi tre Fioren- tini , che a Dante parevano grande cosa, dimostra quanto le angustie municipali in Italia scemassero anco gli spiriti grandi. Mi 1' imputare le sventure della patria all' orgoglio e agli eccessi di tutta sorte, e questi ai guadagni subiti e alle ambizioni della nuova nobiltà generata dalla ricchezza, è giusto ; ancorché nell'ab* bominazione della gente miova on- tri alquanto ii dispetto del nobile d' antica schiatta, incomincia dal Guelfo a svolgersi il Bianco. Lirica però la mossa di questa risposta; e moralmente bello il non negare quello che, al parer suo, dovesse ai Ire , tutto viziosi , la patria ; moral- mente bella l'esclamazione, dell'an- dare cauti a giudicare le intenzioni di chi con senno maggiore ci legge dentro e ci giudica.