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il secolo di dante. | xxi |
già comincia nel Petrarca ad ammorbidirsi in gentilezze letterate, e nel Boccaccio è sepolta sotto le molli eleganze.
Nè gli studi dalle civile faccende, nè queste lo stolsero dagli studi: rara costanza e concordia di due in apparenza contra gli esercizii «Per la bramosia degli amati studi non curò (dice il Boccaccio) nè caldo nè freddo, nè vigilie nè digiuni, nè alcun altro corporale disagio:» ed egli medesimo parla de’ lunghi studi con grande amore consumati, e delle fami, de’ freddi, delle vigilie sofferte, che lo dimagrarono per più anni. Queste cose son buone a ridire. Perchè, sebbene ne’ giovani italiani sia in modo fausto scemata la cupidigia delle vergognose ricchezze e de’ vituperevoli onori, e s’additino con dispetto gli esempi di chi vende a speranze indegne la coscienza e la fama; pur tuttavia manca ai più l’animosa pazienza di battere le lunghissime vie che alla vera lode conducono. Le facilità molte oggidì procurate a molte opere della vita fanno altrui parere mirabilmente agevole della sapienza l’acquisto; sì che il piacere è da costoro creduto premio e corona al piacere. E veramente piene di diletti inenarrabili sono le fatiche dell’uomo che intende a conoscere e a difendere il vero; ma fatiche pur sono, e richieggono tempo e intensione d’animo e di mente, e vita modesta e astinente dalle turpi inezie del mondo.
«Se, inimicato (dice il Boccaccio di Dante) da tanti e siffatti avversarii, egli, per forza d’ingegno e di perseveranza, riuscì chiaro qual noi veggiamo; che si può sperare ch’esso fosse divenuto avendo altrettanti aiutatori?» No. Con meno avversità l’Allighieri sarebbe sorto men grande: perchè gli uomini rari alla natura debbono il germe, alla sventura l’incremento della loro grandezza. Quella vena di pietà malinconica che nel poema pare che scorra soavemente per entro alla tempera ferrea dell’anima sua, quell’evidenza che risulta dalla sincerità del profondo sentire, quella forza di spirito sempre tesa e che par sempre quasi da ignoto movente irritata e in alto sospinta, sono in gran parte debite alle umiliazioni e ai disagi della sua calunniata, raminga e povera vita.