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xx | il secolo di dante |
passioni non fiacche, virtù non bugiarde, misfatti non timidi. Robusti i corpi, ardenti le fantasie, svariate le usanze, giovane e maschio il linguaggio. La donna or conculcata come creatura men che umana, or venerata com’angelo, ora partecipante della virile fierezza, comunicante all’uomo le doti che la fanno divina. Vicenda a vicenda succedere com’onda a onda; la sventura alternata alla gioia, come a brevi di lunghe notti; il governo de’ pochi e il governo de’ troppi confondersi insieme. Alti fatti di guerra, esempi degni dell’ammirazione de’ secoli, chiusi nel cerchio d’anguste città; grande talvolta, nella piccolezza de’ mezzi, l’intenzione e lo scopo; parole e opere che pajono formole d’un principio ideale. La religione sovente abusata, ma non sì che i benefizii non ne vincano i danni: ignudi i vizii, ma non senza pudore; efferate le crudeltà, ma non senza rimorso; memorabili le sventure, ma non senza compenso di rassegnazione o di speranze o di gloria. Le plebi occupate alle nuove arti, al traffico, al conquisto de’ civili diritti; i nobili operosi spesso al bene, spessissimo al male, ma pure operosi; e dalle inquietudini dell’animo e dalle fatiche del corpo fugata l’inerzia, peste degli Stati, la noja, inferno degli animi. La religione non divisa dalla morale, nè la scienza dalla vita, nè la parola dall’opera: il sapere composto a forte unità. Le dottrine de’ secoli passati abbellite di novità o per l’ignoranza delle moltitudini, o pe’ nuovi usi in cui si venivano, applicate, innovando. Novità ad ogni tratto nelle costituzioni, ne’ costumi, ne’ viaggi nelle arti. Tale era il secolo in cui vide la luce Durante Aldighieri.
A lui fu grande maestra la pratica appunto de’ civili negozii. «Niuna legazione (dice il Boccaccio) si ascoltava, a niuna si rispondeva, niuna legge si riformava, niuna pace si faceva, niuna guerra s’imprendeva... s’egli in ciò non desse prima la sua sentenza.» E quale dalla vita attiva provenga temperamento equabile alle umane facoltà, sempre intese a soverchiar l’una l’altra: quanta rettitudine di giudizii, agilità di concetti, sicurezza di modi, parsimonia d’artifizii, autorità, compostezza: i letterati moderni sel sanno, che, per volere o per fortuna lontani dalla esperienza delle pubbliche cose, svampano in fiamma fumosa il calor dell’affetto; i fantasmi dell imaginazione scambiano con la viva realtà, or troppo meno or troppo più bella che ai lor occhi non paja: e parlano sì che gli uomini involti nella pratica delle faccende, quelle loro artifiziose declamazioni disdegnano, le moltitudini quell’affaticato linguaggio comprendono appena. Molto dunque dovè l’Allighieri all’essere vissuto cittadino non inerte di repubblica sua: dovè forse la somma delle sue lodi, quella franca e virile severità, che