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CANTO Vili. 89 IRA E SDEGNO. li Poeta configpje nel fango gl'iracondi orgogliosi e dappoco, e però furiosi; e respinge 1' un d'essi con parole, e Virgilio co» mano; e gode e ringrazia Dìo dello strazio che gli altri iracondi ne fanno: e per avere cliiamaro lui spirito maledetto, fa che Virgilio l'abbracci e lo baci e benedica sua madre. Appare di qui come Dante distìn- guesse dall'ira rabbiosa Io sdegno onesto; distinzione conforme alla lilosotìa cristiana, siccome provano le seguenti autorità Aristotele (1), laddove dice dell' ira che non ascolta ragione si con- viene con Girolamo 2;, laddove l'ira dal Vangelo ripresa dice quella che é senza causa; e Tommaso (3»: L' ira si coriviene con que' pec- cati che appetiscono il male del prossimo^ come invidia e odio. Il che dichiara ancor meglio perchè gl'invidiosi siano cogl' iracondi nel fango medesimo; il qual ribolle a denotare il moto dell^ iracondia ri- bollente (*). Ivi entro i dannali si percuotono e si sbranan co' denti , perchè quando l' ira percuote la tranquillità della mente, la perturba lacerandola in certo modo e scindendola i3;. E quella è palude esa- lante fumo, che Virgilio e Dante 6; chiama amaro e acerbo, perché quell’ira che Aristotele e Tommaso distinguono dalla acuta col nome di amara, non si scioglie presto, per la tristitia che nelle viscere tiensi rinchiusa '7 , e quella è quasi fuoco che accieca l' occhio del cuore '8 . E son brutti di fango, e ignudi, e con sembiante offeso, perchè nulla è più deforme del viso d'uomo furibondo [9>; e si gor- gogliano voci nella strozza senza parola integra, perché la lingua dell' irato forma pure un grido , ma ignora il senso di quello che dice (JOi. La Glosa ai Proverbii 14): Furia di tulli i vizii è l'ira- condia; chiusa la quale, a tutte le virtù sarà dato quiete. E alla porta di Dite stanno diavoli stizzosi che respingono il Poeta , e sono poi vinti dille sdegnose parole del celeste messaggio. E qui riapparisce la distinzione notata tra ira e sdegno. Dice Tommaso : Secondo i Peripatetici , la cui sentenza più ap- prova Agostino (De Civ. Dei, IX >, l'ira e le altre passioni dell'animo diconsi molo dell'appetito sensitivo, o che siano moderate secondo ra- gione, che no 12 . E perù essa Somma dice l'accidia essere piuttosto originala dall'odio, cioè dall'ira non giusta, che dall'ira proprio, cioè dalla giusta indignazione. Non fa maraviglia che lo sdegnoso Gi- rolamo dica: a iiarsi è dell' uomo (13) ; ma Tommaso stesso da l'ira ministra a fortezza il4i; Gregorio ii5 : allora più robustamente l'ira erge sé contro i vizii quando si fa suddita alla ragione. E il Griso- stomo (16) : L' iracondia che e con ragione , non è iracondia ma giu- dizio; perchè iracondia propriamente intendesi commovimento di pas- (1) Et., VII. (9) Chiysost. in Jean., IV, M. (2) in Matth., V. (iO) Greg., !Mor., V. ' ^ (3> Som., 2, 2, 158. (11) XXIX. '4) Cass .Vili, Insl. Cren. (12) Som., 2, 2, 458. J5) Greg., Mor., V. (13) Ep., ad Salv. V6) Mn., XII ; Inf., IX ; Parg. XVI. (!4) Som., 2, 2, i23. (7) Som., 2,2,158. (15) Mor., V. (8) Cassiano, I. e. (16) In Matth., XI. ^ INFERNO