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84 INFERNO '18. Ed io: — Maestro, molto sarei vago Di vederlo attuffare in questa broda, Prima che noi uscissimo del lago. — 19. Ed egli a me : — Avanti che la proda Ti si lasci veder, tu sarà' sazio; Di tal disio converrà che tu goda. — 20. Dopo ciò poco, vidi quello strazio Far di costui alle fangose genti, Che Dio ancor ne lodo e ne ringrazio. 21. Tutti gridavano: — A Filippo Argenti! — Lo fiorentino spirito bizzarro In sé medesmo si volgea co' denti. 22. Quivi '1 lasciammo: che più non ne narro. Ma negli orecchi mi percosse un duolo; Per ch'io avanti intento l'occhio sbarro. 23. E '1 buon maestro disse: — Omai, figliuolo, S' appressa la città eh' ha nome Dite, Co' gravi cittadin', col grande stuolo.— xisset cani< immundus vel amica luto sus Piov . X 7: Li memoiia del viu4o con ioli; e il no 'ip deyli enifi ini) adicei à. Is.. XX VI II 3: Co^ piedi sarà conculcala la coroni della supeibia. i>>h, XX, 6, 7: Si perbia.. q'i'iyi sierqxiHmnm in fine perdelur. EccW.. X 21 : Dissipò Dio la rne.moria de superbi. Soption., I, 12: Filli nelle loro fecce. Pif^irociia qui : RPÉT , Il XXII 43: Quasi mola delle piazze, h calof^teiò — La- scianno E rli.. XXIII. 36: Laiceià meniorii \n maledizione 18. (SDL-go .Ed , VI : Slyqioì inn'ire l ciis — Ps-il., XXXlX 2: De lacu i>.i<pii(Bj et de luto laecis, 20 (L> A'k: «uiih. (-Li Slrazio Pftfr . Tr. Cast,.: Legar il oidi; e farne quello ■itr'izio Che ba^lò ben a mUi" altre nenle'ie: Et io per II, e ne fui co dento e ^a- zio. l II lato Uui!ai(lamenie; e non era qui il « imitm'e. 21 (L A: dagli a. — Bizzarro: iracond » (SL) Argenti. Box.: Un cava- liere chiamato M. Filippo Argenti, uomo sdegnoso, iracondo e bizzarro più ch'altro, Post.God. Caet.: liicco e forte ; che fe^e il suo desinerò fer- rare a'argento- Ouimo: Di grande vita e ai grande biL>b tnza , e di molta ape a, e di poct, virtuie e va- lore — Bizzarro li Roc'accio: Biz- zarra, spiacevole e rifi-o^a. Bizza in Tose ina vive. — Volgea. M(ì., VII Vertere morsus... in.. Buco.: M. Filippo... era rimaso fieramente turb'itu. e tutto in se mede imo si rodea Non lo Nbrantno gli altri, lo siraziano con le grida egli poi pa- ni '^'"t' sé sfosso, 22 (L) Duolo- grido dole ;te. — Sbirro : «o-o i^L) Percosse Inf., V: MdHo pifìnto mi : e'-cuofe G«'>'g , IV: Ma- temm inpuW -ivrei LuctìK Aisioii. — Dwli) \no-! . XI : Uit lunii» gri- do , Uà alto duol te orecchie gli feria 23 (L) G-ai)i: a sé e ad altri. • SL. Dite Gftorg.. IV: Alta o<tii D^tii E I . VI: Diti< magni sub •nQ3tii'i leitAit h^noia veilemmo i sobbi^fglii d'Inferno Ov. ,\Ui. IV: Siygiam .. urbern .. niyri fera rcQta DitU. — Gravi.., Arios,, XXXI: Rug- giero Ch'era ferito e stava ancora grave.