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CANTO VI. 61 10. Ma dimmi chi tu se', che in sì dolente Luogo se' messa, e a sì fatta pena. Che, s' altra è maggio, nulla è si spiacente. — 17. Ed egli a me: — La tua città, eh' è piena D' invidia sì che già trabocca il sacco, Seco mi tenne in la vita serena. 18. Voi, cittadini, mi chiamaste Ciacco. Per la dannosa colpa della gola, Come tu vedi, alla pioggia mi fiacco. 19. Ed io, anima trista, non son sola; Che tutte queste a simil pena stanno Per simil colpa. — E più non fé' parola. 20. Io gli risposi: — '■ Ciacco, il tuo affanno Mi pesa sì che a lagrimar m'invita. Ma dimmi, se tu sai, a che verranno 21. Li cittadin' della città partita; Se alcun v' è, giusto : e dimmi la cagione Perchè r ha tanta discordia assalita. — 22. Ed egli a me : — Dopo lunga tenzone, Verranno al sangue: e la parte selvaggia Caccerà 1' altra con molta oftensione. 16 (L) Maggio: maggiore. — Nul- Fiacco. Sotto la grandine grossa e la: nessuno la pioggia che adona. (SL) Maggio (Par., XXVIII , iV) Dumosa. Hor. En., I, iS: t. 26) Com- yeoQio ^ex peggiore. \ìi D'irrinom Venu$. Berli , XXX VII, 34: Firenze: Via Maggio. Per la crapula niolli perii ono Grida 17. (L) Tua: Kirenze. — J»; vivo, anche il Boccaccio contro quft'suoi 18. (L.) Clicco : porco. concittadini che trattavano briachi (SL) Ciacco. Lo nomina il Boc- le cose pubbliche. caccio e loia per piacevoli motti e 20. (^Li In>:ita. Con meno parsi- per gaia rarlantina. Uno da tutti monia il Tasso: E ali occhi a lagri- chiamalo Ciacco. L'anonimo lo «lice mar gVinvogha e sforza M« forse uom tìi coite, cioè buffone: li quali in itaie è langui io. B-^ne i'Aifleri: più usurio questo tizio che altri Che mi percuote e a lagrimar mi dente.. Ebbe in sé. ^ectmdu buffone, sforza leg'Àadri coitunii e belli niotli : nsó 21. (L) Pirtita: divisa. coi*' li viilenli uo'fiini e aispeUó li (SD Paitita. Gio Vili.: Per cattivi E bene ii contiene a sì cai- ii^iegno Firenze fu guasta e ptrliia. lieo vizio e Cile mettere ù iHe va- 22. (M.ì Sm^ue B^g . L XXV, 33: niera ai genie, conte uoruini che Ireni ad >uuijiiinetn — Offeasione. stanno alla mercè d'ogni uomo, e Da gran forza il poet.i ali,* soce Of- con lusinghe e bnqie vogliono ser- fendere. ìnf., Y : Anime offense. Con vire... l mali di Firenze Dante co- questa l'arola Dante condanna gli nosceva originati da' vizi» di qaei eccessi de' Bianchi. grandi co* quali Ciacco viveva. —