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PROEMIO.
Molto fu scritto intorno al secolo e al poema di Dante, molte nuove bellezze nel suo canto scoperte, molte preziose notizie ad illustrarlo raccolte; onde pare che nulla o poco rimanga a sapere più oltre di lui, del suo libro, dell’età nella quale egli visse. Ma cosiffatta è la natura delle cose grandi, che di quanta più luce si rischiarano intorno, più nuove appariscono, e più arcane; laddove i piccoli oggetti, le tenebre e il dubbio giovano a rinvolgerli di maestà. Più studiasi l’anima di Dante, e più varia riesce l’armonia degli elementi che ne costituiscono la grandezza: più studiasi quel secolo, irradiato da tanta luce di storia, di tradizioni, di poesia; e cresce il desiderio di penetrarvi più addentro, di riguardarlo da’ lati men luminosi, che non sono i meno importanti, di cercare le cagioni d’effetti così singolari, e gli effetti di sì memorande cagioni. Quando l’erudizione e la scienza hanno investigato, meditato; allora sorgono, quasi rampolli a piè del vero, altri dubbi. Non è del nostro intendimento penetrare quanto ha di più recondito la natura d’uomo e di secolo così fecondi: ma non saranno qui forse inutili alcuni cenni a indicare con quale disposizione convenga leggere i libri di Dante. Nè le