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V EDITORE AI BENEVO^i Lèi TOui GÌ prie di un dato culto, queste dell'intera nazione. Rimossa così ogni differenza di religione e d' opinione, ne sono gran- demente vantaggiate la tolleranza e la fraternità de' popoli. Massimamente la Germania ebbe ricorso a questi nazionali convegni, come già gl'Italiani ai congressi scientifici e alle esposizioni industriali, per affermare l'unità delle origini e la concordia dei voti, e vi ebbe per essi sviluppo quello spirito patriotico ed unitario, di cui vedemmo in questi ul- timi anni gli splendidi risultati. Queste solennità" civili crescono i popoli al culto nel ge- nio e alla fede nel progresso, e viene con esse a stabilirsi, per così esprimerci, una specie di religione universale, che onora i rappresentanti dell' umanesimo come i rivelatori d'un vero destinato di secolo in secolo ad esplica'"si, e i cui incrementi coincidono con quelli della socievolezza, del [ diritto e della libertà. Fra queste sovrane intelligenze, che per la concordia delle stirpi umane fecero inconsapevolmente più assai di molti predicatori di fratellanza e di pace, siede primo tra i primi Dante Allighieri, il cui Centenario che venne con tanta pompa celebrato in Firenze nel giugno del 1865, e nel quale fummo sortiti all'onore di rappresentare l'illustre Municipio di Lecco, non ebbe solo un valore nazionale, ma fu il segno foriero, il consolante preludio di quel patto in- ternazionale , a cui aspira la varia famiglia dei popoli eu- ropei cresciuti ed educati alla civiltà moderna. E in vero, il poeta dell'Italia e del Cristianesimo, l'ispi- ratore di Giotto e di Michelangelo, Dante, l'esule e quasi mendico cittadino, esercitò, al dire del Tommaseo, quella missione che a' dì nostri è affidata ai negoziati politici o alla libera voce de' giornali o a gravi trattati scientifici; la esercitò unico tra gli uomini di Stato d'allora, unico trai poeti di tutti i secoli, in mezzo all'intera nazione; la eser- citò in que' canti: che i rozzi artigiani ripetevano nelle of- ficine, che i grandi temevano e ambivano; ohe poi sonavano interpretati dalle cattedre, nelle chiese; che trasvolarono i secoli, ed ora risonano sino in quel mondo ch'egli diceva