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— 83 — sforzalo da continue moleste incitazioni; la quale proposizione offensiva al Ministro e al Governo si svergogna col protestare che appena cliiesti, subito dati, come oggi stesso per questa edizione nuova, altro domandato, subito spedito. La Giunta Municipale dichiarommi in amplissima forma Cittadino bolognese con suo atto del primo di magg-io 18G5, e l’intero Consiglio della Città sancì quell’atto colla sua deliberazione del giorno dodici successivo, e il Diploma fummi spedito il 4 di luglio con alquanti esemplari di una medaglia ne’ tre metalli commemorativa di quel decreto e della ragione. Nello stesso tempo che diffamava la mia persona in quel foglio a Napoli, stampava un guazzabuglio di spropositi in una Rioista volante di Torino sul Lana e su chi avea parlato di tale Commentatore che p.ji, pare, ivi non fini. Quindi raccolse tutto quel guazzabuglio in libro e dedicollo $1egli! ) al Municipio di Bologna. Ignoro se i. Signori Municipali leggessero tutta quella indigesta, so che gli mandarono in dono niente meno che uno dei tre magnifici esemplari che io avevo donato al Municipio |>er la quale spiritosità l’arguto Berlan fece motto vivace in lode dei consiglieri nel suo Giornale La Istruzione. Dalla Lettera del Presidente Zambrini e dal motto mio in proposito sui primi della Prefazione manifestasi che fu trattato già di stamparsi, come ora si stampa il Lana d’uffizio, dalla Commissione dei testi di lingua; e che non si potè concludere secondo i desiderii. Il Varrini che nella in.solente lettera del 14 agosto 64, mi aveva scritto: » Ben anfanare a secco noi vedremo La regia Com» missione Testilingua Se pria non muta il Guidator del temo» credendo for.se che io mi fo.ssi per quella inconclusione guasto col Presidente, visto una censura di esso Presidente a quel guazzabuglio poco onorevole, anzi disonorevole ad essere accettato in Dedica da un Municipio di sì illustre Città qual’è Bologna, mandò aperto a me quel lil)ro con questa etichetta: » All’onorevole Sig. Profes» sore Scarabelli, perchè vegga. se l’estratto dal giornale il buon » buon (sic) senso di Zambrini lia ragione, L’autore». Io, che ancora ignorava lo scritto suo pubblicato dalla preterìa di Napoli, gliel feci restituir subito tal quale scrivendo sulla stessa carta di copertina del libro queste parole:» Bisogna aver perduto il giudi— » zio per disporre di me come d’un ’ servitore; bisogna aver per» duto il ben dell’intelletto per rivolgersi a un galantuomo e farlo » giudice fra chi contende se egli non è officiato dai contendenti » dui e se non si sappia se fos.sero disposti a riceverlo; bisogna » essere ben arrogante per mandare a me questo libro in questo » modo aperto, e con questo pretesto dopo la insolente, villana ed » impudente lettera che mi scrisse, di cui ho dato copia all’archi» ginnasio di Bologna coni’ è stato quivi pubblicato da pubblico » foglio. Io dovrei altamente dolermi della Giunta Municipale di » Bologna che dopo avermi fatto Cittadino di questo famoso Comune » e stampatomi in una medaglia nei tre metalli rimunerasse questo » libercolo avvegnachè mostrerebbe di non possedere, oltre che let» tera alcuna, neppure il senso comune; ma in vece la ringrazio