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— 52 — nuovo e il magnifico i meno accorti, e più semplici sì da non lasciar loro modo a difendersi. Ecco, non leggerete due pagine di Lana senz’incontrarvi in una espressione d’agenti plurali colla espressione dell’opera in singolare (permettetemi questo linguaggio spiccio, se anche lo abborrano i metodisti scesi dai piedi delle Alpi); che è codesto? Abitudine del Collettivo! per che la Italia, salita all’onore e alla forza del Comune, aveva contratto in ogni cosa la legge che unione fosse affinchè cosa fosse, cosa non disfacibile, cosa durevole. A questa collettività era necessario un legame che servisse di strumento e di modo che per le diverse genti potessero intendersi e comunicarsi i pensieri, i bisogni, i propositi, le provvidenze. Era naturale che si studiassero le agevolezze così dello imparare che dello usare. Noi abbiamo una somma considerevole di voci che date ad esprimere le azioni umane, vuoi intellettuali, vuoi corporali, si modellano a diversi suoni con regole speciali senza una esistenza logica, e tutto per venustà di suono, o fronda lussuriosa. Esaminate i verbi nel Lana; la sillaba no vi trasforma ogni uno, in più: senza tante avvertenze e, fece. . vene (da venire), andò, corre, fu, e le migliaia, diventano eno, feceno, vèneno, elìdono, correno, funo. ecc. ecc. di che gli sciocchi ridono, e i savi prendono saviamente a meditare, perchè sono contrasta alla persona, e furono ci dà del furare e corrono se perdi una l’stravolge il concetto. Il mio sapiente Giordani si rideva del quore del Muzzi, e non me ne seppe dar ragione; la ragione è nell’antico del Lana che per quella voce intendevasi l’animo o anche il viscere corporale; cuore era cuojo, il che latini dicevano corlum. Il cuor nostro viene da curare e cura e diffatto l’animo per le cure si travaglia; l’origine è umbra av>i donde kuro curo, kuraia curi, kuratum curato;: m non si potrebbe rappresentare dal e; come dagli Etruschi avemmo l’H, segno d’aspirazione così quel: h eh, o q i quali per le innovazioni della moda si perdettero in luoghi molti, meno in Toscana, più dove bazzicarono i settentrionali. Gli antichi meno confusi di noi con stranieri tenevano segni rappresentativi di distinzione, che noi perdemmo, e per non confonderci mutammo le voci che le cose ripresentavano. Pedanteggiava il Muzzi F antico. ma non fallava. Tutta l’ortografia antica da me trovata nel