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— 48 — » quarto die in quintum semper eundo circum amplexan» do et osculando unumqueni(|ue eorum amore caritas » quam habebam ad eos et illis duobus diebus, similiter » die quinta et sexta ibi vocando eos nominatim et eorum » mortem complorando ex quo vitam suam fmierunt et » tandem meus jejunus stomacus meum dolorem ineffa» bilem occupavit». Il che si riduce a dire: Che morì precisamente come tal dice il Codice laneo Sanese: «No» ne stante lo dolore che pare che nutriti altrui che si » vive più del dolore che per letizia, al fine lo forzato )) digiuno lo uccise, sicchè morì di fame». Mal fece il Landino rimproverando al Nidobeato quella novella perchè il Nidobeato dovette averla letta in molti Godici coni’ io l’ho letta, ma dal Landino ai dì nostri s’è pure imparato a cercar conto di Codici per trovare il vero. Io ho voluto lasciar la prima volta l’interpolamento nel testo, incerto coni’ ero, ma feci nota opportuna; i documenti venuti da poi mi danno cagione a (juesta difesa. Donde mai dunque l’abominevol novella? Rammento che in mia gioventù su tre espressioni dantesche facevasi chiasso: una era di questo verso dell’Ugolino, una del famoso pie fermo, l’altra del Veltro. In tutta quella faraggine di stampa uno certo fu che dava conto dell’estrazione dei cadaveri dalla muda, e del riconoscimento delle offese apparenti come dilacerazioni alle membra dei figliuoli. Naturalmente chi ciò metteva innanzi per provare l’empia fame di Ugolino, si guardava bene dal lasciar sospettare che quelle dilacerazioni, se pur v’erano, potevano essere stata opera di tutt’altri animali che del conte, che non dovea avere più avuto forza alle mascelle. Circa le istorie e le mitologie non iscuso gii strafalcioni; ma non è autore di que’ tempi che non ne insaccasse a sazio. Lo stesso Boccaccio che pure ebbe famigliarità col gran promotore della critica, Petrarca, ne ingollò la sua parie e non solo nelle novelle ne scrisse e nelle altre sue opere, ma nello stosso Common lo che a Dante fece; egli è d’aver niente agi’ interjiolalori, e per mio conto feci nota al Muzio Scevola portato al di qua d’ogni ragione: così ho medicato col Rosciate di Bergamo il passo