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INFERNO. — Canto XXX. Verso 19 a 28 467

Del mar si fa la dolorosa accorta,
     Forsenuata latrò sì come cane; 20
     Tanto il dolor le fe’ la mente torta.
Ma nè di Tebe furie, nè Troiane,
     Si vider mai in alcun tanto crude,
     Non punger bestie, non che membra umane,
Quant’io vidi in due ombre smorte e nude, 25
     Che mordendo correvan di quel modo,
     Che il porco quando del porcil si schiude.
L’una giunse a Capocchio, ed in sul nodo




li potrebbe avenir alcuna disgrazia, si che mandò questo Pollidoro con moltissimo avere in Tracia a Polinestor re di quelle contrade, ch’era intimo suo amico, pregandolo ch'elli lo facesse custodire a guardare fino che quella pestilenzia, la quale li era data per li Greci, cessasse, che manderebbe per esso poi. Avea eziandio una figliuola ch’ebbe nome Polissena, per la quale fu morto Achille, com'è trattato nel V capitolo, la quale era molto bella. In processo di tempo li Greci presene Troia com’è detto, e Pirro figliuolo d’Achille volle che della detta Polissena per amore di suo padre fosse fatto sacrificio alli Dèi in su l'arca del padre, quasi a dire per vendetta: mio padre morì per costei, ed ella ne porterà pena. Ancora in la ditta presa di Troia fu morto Priamo re suo marito; sichè la detta Ecuba, sua mogliere, si vide cotanta fortuna; e morto il marito, morta la figliuola, e cacciata dal reame vedendosi, cotanto infortunio portava in pace sperando: io ho in Tracia Polidoro mio figliuolo con grande avere, io andarò a stare con lui, e trarrò mia vita come potrò. Or avenne che Polinestor sapendo che Priamo avea perduta la terra ed era morto, essendo andato suso lo lito del mare Polidoro in caccia, ordinò ch’elli fosse morto, e li rimanesse. Morto costui fu lasciato sullo lito e non seppellito. Ecuba sua madre andando per stare con suo figliuolo lo trovò su lo lito morto, ebbelo cognosciuto; di grandissima tristezza venne matta e insana, e andava latrando come fanno li cani.

Si che pare per la sopradetta istoria come Ecuba venne furiosa e insana.

V. 22. Poich’ha toccati li predetti d’essere insani e furiosi, ancora li giunge che nè questi che sono detti nelle furie, di che è fatto menzione nel IX capitolo, funno mai averso d’alcuno così furiosi, come vide due nella detta bolgia venire correndo, e mordendo, e dilacerando li peccatori, li quali in quel luogo trovavano, tutto a simile correndo come fanno li porci quando escono dal porcile1.

28. Cioè che l'una morse a Capocchio predetto il collo, e fecelo cadere a terra, e ancora con li denti lo strascinò tanto che li fe’ fregare lo corpo su lo fondo della bolgia.

  1. Il R ha per strano errore: escono di stia; certamente non eran polli.