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Nel tempo che Giunone era crucciata
     Per Semelè contra il sangue tebano,
     Come mostrò già una ed altra fiata,
Atamante divenne tanto insano,
     Che veggendo la moglie co’ duo figli
     Andar carcata da ciascuna mano,
Gridò: Tendiam le reti, si ch’io pigli
     La lionessa e i lioncini al varco:
     E poi distese i dispietati artigli,
Prendendo l’un che avea nome Learco ,
     E rotollo, e percosselo ad un sasso;
     E quella s’annegò con l’altro carco. *
E quando la fortuna volse in basso
     L’altezza de’ Troian che tutto ardiva,
     Sì che insieme col regno il re fu casso;




V. 1. Vogliendo mostrare l’autore la pena e la malizia di quelli che erano nella predetta bolgia puniti del sopradetto peccato, aduce una fabula poetica d’uno che diveuno insano, come apparirà. Era nella città di Tebe una donna figliuola del re Cadmo di Tebe, ch’avea nome Semele, la quale donna fu di molta bellezza, come in secondo Methamorphoseos Ovidio dice: ed avea tanta perfezione nelli suoi atti che Juppiter favolosamente innamorò d’essa, e tanto seppe fare e ordinare ch’elli giacea a suo piacere con lei, e aveane ogni diletto che per tale azione si può averlo. In processo di tempo venne alle orecchie di Junone questa novella; pensossi di fare male arrivare Semele: trasformossi in una vecchia e venne a casa di Semele lodando sue bellezze, e dandole tanto piacere con lusinghe, ch’ella trasse la detta Semele a volerle bene, e a domesticarsi con essa. Ragionando così insieme, Juno disse: io so che Juppiter ti vuole molto bene, e parmi che tu ne vogli troppo più a lui, imperquello che tu te gli sei conceduta a tutto suo piacere e non lasci di fare cosa che tu credi che li piaccia: ma certo elli ha torto, ch’elli non t’ama così a comparazione come tu fai lui; io ti so dire ch’ello ha una sua mogliere, che ha nome Junon con la quale, quand’ello sta con esso, elli se ne segue tanta dilettazione, che è impossibile pure a poterlo pensare; se tu sapessi fare ello starebbe con teco in quello modo, ma sappi ch’ello è molto savio, e non veggio via che tu lo potessi costringere a far tal fatto se non per un modo, che tu te li facessi giurare che quello, che tu li domandassi, ti verrebbe fatto; s’ello te lo giura, perch’elli è

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