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XXIX.
In lo presente capitolo intende l’autore trattare, ed eziandio in lo seguente, della pena dei falsatori di monete, li quali per modo d’alchimia hanno corrotto e falsato le monete, per la qual corruzione commettenno fraudolenzia nelle comune cose. Mirabilmente li punisce l’autore che li pone lebbrosi, scabbiosi, malati, che sicome elli hanno avuto la mente e la operazione corrotta e malsana in commettere tale malefizio, così la giustizia di Dio li punisce, che li fa essere corrotti nelle substanziali parti, come in lo sangue, nella carne, nella buccia e nelle superfluitadi. E per continuare suo poema, diretro alli commettitori di male e di scisma, nel presente capitolo fa menzione d’uno suo parente, il quale non solamente fu corrotto nel detto vizio, ma eziandìo nella falsitade delle monete tendette alcuna volta sua operazione. Ed a intelligenzia del detto capitolo è da dichiarare alcuna cosa dell’arte dell’alchimia, imperocché l’alchimia parte li è che è licita, e ragionevilmente si può adoperare, secondo il detto delli autori di teologìa, sì che nella mente dello studente nella presente Comedia non si agenerasse opinione, che universalmente l’alchimia fosse illicita e peccato; detto e dichiarato di quella, chiaro apparirà quelle parti d’essa che sono illicite, e quelle che licito si ponno usare. Li metalli sono differenti l’uno dall’altro solo per accidental forma, e non per substanziale, con ciò sia cosa che sicome ne mostra lo Filosofo in libro De mineralibus, e Gieber Dell’Alchimia, tutti li metalli si generano d’argento vivo e di solforo; e la natura in lo lo suo principio intende adurre perfezione di metalli in tale generazione, sicome ne scrive lo Filosofo in lo secondo della: nam agit propter fìnem chiaro appare che s’ella aduce altro che perfezione, ch’ello è propter intentum, e così è per accidens. Dunque quella forma così indotta è forma accidentale; che occorre in la generazione dell’auro solfaro rosso, mondo, e argento vivo purificato; o rosso corrotto; nella generazion di tutti li altri occorre solfaro bianco o rosso corrotto o argento putrefatto in vena di terra putida, sì come nel predetto libro De mineralibus chiaro appare. Adunque dentro tutti li metalli non sono se non due perfetti, cioè oro e argento, e questi sono prodotti secondo lo intento della natura; li altri sono tutti per la corruzione delle sue prime parti, com’è detto, insani e imperfetti, la qual malizia intende l’alchimista a sanare riducendo quelli in le prime sue parti, cioè in solforo e in argento vivo, e quelli, dispartiti da insieme, purgare o per calcina o per distillazione etc; purgati questi, rifriggerli insieme con fuoco, e con certe acque e sughi d’erbe, che alla