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406 INFERNO. — Canto XXV. Verso. 49 a 54

Com’i’ tenea levate in lor le ciglia,
     Ed un serpente con sei piè si lancia 50
     Dinanzi all’uno, e tutto a lui s’appiglia.
Co’ piè di mezzo gli avvinse la pancia,
     E con gli anterior le braccia prese;
     Poi gli addentò e l’una e l’altra guancia.




dice, elle non si maravigliarà s’elli sarà lento a credere, con ciò sia che quasi elli che ’l pone, non è molto chiaro.

V. 49. Anzi che alla esposizione del testo si vegna è da sapere che li poeti hanno parladura fittiva ed esemplificava nalle sue poetice, ed hanno usato un modo di parlare di trasformare quelle persone di chi hanno voluto trattare si in virtude come in vizio in quelli animali, overo cose, che è proprio attribuita tal virtude, over vizio. E tale trasmutazione diceno e narrano con quelli preamboli e circostanzie, che a colorire la vicenda hanno bisogno, sicome lo libro che compuose Ovidio, appellato Metamorphoseos il quale è tutto di trasformazioni: similemente Lucano, il quale scrisse le battaglie de’ Romani. Or volendo fare alcuna menzione d’alcuni cavalieri che non si passavano secondo umano corso, ma secondo alcuna estremità di costumi, così quelli fatti nella sua poetria facea trasformare in quelli animali, di chi è proprio attribuito tale costume.

Or per locum a simili vuole l’autore trasmutare alcuni ladri in serpenti, a mostrare come tutti li suoi abiti e effetti erano circa lo latrocinio. E pone, com’è detto, per allegoria lo serpente a significare lo pensamento e mala deliberazione del furto; la quale transformazione, sicome apparirà nel testo, è della seconda condizione di ladri, li quali, com’è detto, non sono abituati a furare, ma quando hanno destro furano e mai non si penteno, e per consequens diventano serpenti, e mai altro non se ne vede.

50. Dice che averso l’uno de’ predetti tre peccatori venne un serpente lo quale avea sei pied, avventossi all’uno in tale modo che la testa del serpente pareggiandosi con quella del peccatore si fece una, le due branche dinanzi del serpente colle braccia del peccatore si riunirono insieme, le due gambe di mezzo si transfisseno le coscie e fianchi del peccatore, le due gambe di dietro del serpente si distesene per le coscie e gambe e piè del peccatore, la coda del serpente entrò tra le coscie, e rivolsesi suso per la schiena del peccatore, e tutte queste cose, overo membri, si univano sì insieme, che questo mostro fatto di due predetti animali, cioè serpente e uomo, non era assolutamente nè l’uno nè l’altro. E sicome era diversificato in figura similemente era in colore e in lo ultimo abito. E dà esempio a tale unione e dice che ellera, che è una erba molto applicante e a albori e a mura, mai non si convinse così come feceno insieme lo serpente e lo uomo; e soggiunge che si mischionno cosi insieme com’elli, cioè che ciascuno fosse stato di calda cera, de la quale le parti subintrano l’una nell’altra come esperienza prova di due cere diverse d colore.