Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/387


INFERNO. — Canto XXIII. Verso 97 a 105 383

Ma voi chi siete, a cui tanto distilla,
     Quant’io veggio, dolor giù per le guance,
     E che pena è in voi che sì sfavilla?
E l’un rispose a me: Le cappe rance 100
     Son di piompo sì grosse, che li pesi
     Fan così cigolar le lor bilance.
Frati Godenti fummo, e Bolognesi,
     Io Catalano, e costui Loderingo
     Nomati, e da tua terra insieme presi, 105




V. 103. Qui è da sapere che nel mille docento sessanta o circa quel tempo due gentili uomini di Bologna si mossono insieme, e andonno a messer lo papa, che in quello tempo era, ed a lui ragiononno della condizione, come erano gentili uomini e cavalieri, e come aveano pensato di fare uno ordine al servigio di nostra Donna madonna santa Maria; il quale ordine sarebbe ad aiutare in ditto e in fatto, con arme e con cavalli , mettendo la vita per ogni vedova e ogni pupillo, ogni pellegrino e ogni povero etc, e questo aitorio fare in casa di Comune e a ogni altra corte dell’una città in altra, assumendo li fatti di quelli , sicome fosseno propri procuratori: e questo voleano fare per merito dell’anima sua. Lo predetto papa udendo cotanto bene concedèo sua petizione; ed acciò che fosse bene loro intento, mise nella regola sua, che alcuno non potesse essere s’elli non fosse cavalieri a speroni dorati; e ch’elli fosseno appellati Cavalieri di madonna santa Maria.

Avuto costoro tal privilegio con molte altre autoritadi, tornonno a Bologna, e accrescerono lo suo ordine. Nominanza andò per la terra: tali e tali sono fatti frati ed hanno assunto abito al servizio di Nostra Donna. Alcuni diceano: bene hanno fatto, questa vita sarà meritoria; altri dicea: questi saranno frati goditori, elli hanno fatto questo per non andare in oste, nè non ricevere nè portare li carichi del Comune; questa voce moltiplicò tanto che furono chiamati pur frati Gaudenti.

Or in quel tempo venne una grande discordia in Firenze tra li grandi e fecero parte: alcuni s’appellavano ghibellini e alcuni guelfi; era molto povera la loro possanza: dopo molte battaglie, scaramuccie e mischie s’accordonno insieme per questo modo: di volere chiamare li tali frati gaudenti bolognesi, li quali erano persone degne di fede e reggenti, e questi due frati dovesseno essere a vece di rettori, e quello che facesseno fosse bene fatto. Or erano questi frati l’uno delli Lambertacci di Bologna ghibellino, l’altro de’ Catalani di Bologna guelfo, si che li ghibellini di Firenze si contentonno per lo ghibellino, e li guelfi si contentonno per lo guelfo.

Andonno questi frati a Firenze e tolseno lo reggimento della terra; infine furono contaminati da’ guelfi e acquistonno moneta, sichè li ghibellini furono cacciati, e fulli disfatti li loro casamenti,