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INFERNO. — Canto XX. Verso 95 a 99 349

     Prima che la mattìa di Casalodi, 95
     Da Pinamonte inganno ricevesse.
Però t’assenno, che se tu mai odi
     Originar la mia terra altrimenti,
     La verità nulla menzogna frodi.




ogni persona ch’avesse possanza o signoria nella terra. Questi tre casati erano valorosi, ed in signorìa erano grandi; venneli fatta sua voluntà.

Quando lo detto messer Pinamonte vide essere sì signore lui e queste tre case, restrinsesi colle due, e caccionno fuori la terza; cacciata la terza, restrinsesi colli Casalodi, promettendoli ad essi di non fallarli mai; e caccionno la seconda casata: infine ogni promessa fu rotta, e messer Pinamonte cacciò li Casalodi; sichè rimase solo in la signoria della terra.

Or con tutti questi casati n’andavano molti fuori di quelli del popolo, li quali erano amici o seguaci di quelli gentili; ed avenne che questi Casalodi aveano tanti amici, e spezialmente in uno quartieri della terra, che per poco elli fu cacciata da quelli quartieri l'una famiglia sì e l’altra no. Sichè per le sopradette cacciate la terra di Mantoa non era cosi agregata nè spessa di gente com’ella era innanzi che ’l detto Pinamonte rompesse fede a’nobili di Mantoa, e alla nazione di Casalodi.

Ed in tal modo venne la signoria di Mantoa a mano di Bonaccolsi, e d’allora in qua molti ribelli sono stati tra essi, che l’uno l'ha voluto tòrre all’altro; e venne a tanto lo detto messer Pinamonte, che li figliuoli e li nepoti lo tenneno in distretta cortesemente, e cosi morì1

97. Conchiude, com'ha detto dell’origine di Mantoa e del processo de’ suoi cittadini.

  1. Qui certamente finisce la chiosa lanea. Il Cod Laur. XC, 121 quivi l’arresta. Nè la traduzione latina del Cod. Grumello altro ha fuor che: Inter dominum Pinamontem et eius nepotes orta fuit tanta et talis discordia quod dnminium dicte civitatis eidem abstulerunt; e così il Laur. XXVI Sin. 2 Demum inter istum dominum Pinamontem et nepotes orta fuit discordia et acceperunt sibi dominium civitatis. II Cod. della biblioteca di Siena II. VII 18 teimina anch’esso con queste parole: «avvenne poi che li figliuoli di messer Pinamonte gli tolsero la Signoria e tennerlo cortesemente in prigione tanto che visse». La Vind. il Triulz. il Di-Bagno resero da Codici già annotati o che già introdusser le note nel testo, e aggiungono: »E cacciò l’uno e l’altro in tal modo, che al presente non è in » Mantova se non messer Passerino.» Il Riccard. 1005, va più innanzi colle parole: » nevodo del detto messer Pinamonte e figlio di Butirone fratello del ditto messer Passarino».Così Passarino è fatto figlio e fratello di Butirone, sproposito del copista Maestro Galvano il quale volle anch’egli far la sua parte sformando il quadrato della pagina che già avea finita per dare la sua notizia: » ènno a presente ne’Signori quigli da Gunzaga«. Il Cassinese discende da Codice scritto da chi viveva governando Passarino; delle Chiose anonime date dal Selmi ho detto nella Prefazione; quelli poi che sognarono essere il Cod. D. 539 dell’Ambrosiana traduzione del Laneo possono vedere in esso riferito il Governo di Passarino. Le Chiose del