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INFERNO. — Canto XX. 341 |
Può eziandio predire secondo natività delli uomini la sua complessione per constellazione, o sanguinea, o colerica, o malenconica o flematica; ed eziandio la figura e la statura. Da’ quali principii procede l’arte della fìsonomìa, la quale in le corporee convenienze è vera, e per consequens può prescire delle passioni, overo movimenti proceduti dalle complessioni, sicome li medici sanno le accessioni, stati e recessioni della febbre. E questo secondo predire proceda a cagione contingente, e però può fallare in alcuni e la complessione e la figura e la statura, per consequens la fisonomia; e così a praticare in predire l’ora della accessione, overo febbre; vero è che raro falla, ma pur può fallare, perchè non è necessaria cagione.
Lo quarto modo di cagione è quella cagione che è suddita allo libero arbitrio, la quale cagione non può essere cognosciuta in altri, se non solo da Dio1, al qual nulla è nascosto, e per consequens lo suo effetto non può essere per sè stesso palese senza revelazione, e però di quelli effetti non può essere ditto per umana ragione, e se, n’è detto, conviene essere per revelazione, la qualpuò essere e buona e ria, sicome di sopra è detto.
Sichè chiaro appare che questi astrologhi, li quali voglion predire delli effetti sottoposti allo libero arbitrio, denno fallare e non possono per via di scienzia sapere ciò; e però elli peccano contra Dio, in quanto elli credeno quel che non è vero, e infamano le sue creature, come le stelle e li ciel, attribuendo ad esse2 : tale costellazione fa l’uomo medico, tal lo fa fabbro, tal testore etc. E per consequens le constellazioni, o le elezioni di costellazioni in produrre benivolenzia o odio intra alcuni, non sono nè possono per via naturale, e secondo apprensione umana essere vere; e molto maggiormente la parte De interrogationibus astronomiæ non può essere vera nè dritta, in per quello che ’l principio del velle si muove da volontà libera.
E però che li uomini volontarosi vogliono per ogni modo predire, e non si guardano a cadere in peccato, secondo li lor modi sono poi dalla giustizia divina puniti, ed apenati, perduti e stimolati; de li quali l’autore volendo fare menzione, si li punisce travolti, cioè ch’hanno volto lo viso di drieto, che come ingiusta e indirettamente hanno voluto vedersi inanzi nel tempo, così per opposito gli ha ordinato punimento ch’elli non si puossono guardare inanzi, si come apparirà nel testo esposto. E non solo li uomini peccano in indovinare in augurii e in idolatrìa com’è detto, ma con erbe e coniurazioni di creature si abominano la coscienzia, e dispartonsi da Dio e perdensi.
E questa è la intenzione del presente capitolo, nel qual l’autore aduce alcune istorie ad intelligenzia del suo poema.
- ↑ Manca all’Ottimo sino al fine del periodo.
- ↑ Qui il Torri, editore dell’ Ottimo, scrive attribuendo ad esse tale..... costellazìone e nota « Questo periodo è difettivo, per altro non è indicato nel testo » -Nulla manca perchè l’attribuito a appunto il tale costellazione fa etc. Dopo alcune linee intermesse, e alcune messe salta a pie pari la gran parte di quel che resta a finire.