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XX.



In questo XX capitolo intendel’autore trattar della pena di quelli che furono al mondo invidiatori, incantatori, erbarii, augurii di simili prestigii e superstizioni. Circa la qual intenzione è primo da notare che l’uomo può sapere di quello che può avenire, in tre modi. L’uno modo si è per relevazione fattali da Dio per Spirito santo, sicome sapeano li profeti nel testamento vecchio, li apostoli nel nuovo.

Lo secondo possono li uomini sapere di quello che dee avenire per revelazione fatta ad essi per demoni, sicome erano quelli pagani e idolatri che aveano risposte da spiriti maligni.

Lo terzo modo possono li uomini prescire per scienza naturale e secondo umano modo considerata, si come di sotto apparirà.

Del primo modo non ha a trattare la presente speculazione in quello che l’autore intende solo a trattare di quelli che sono dannati e nello inferno puniti, imperocché sono profeti ed hanno predetto de futuris per Spirito santo; del secondo e del terzo modo è da sapere e palesare secondo le distinzioni che ad essa si pertengono.

Ella è da sapere che nel tempo passato sono state alcune dimestichezze, famigliaritadi e usanze tra li uomini e li demonii; per la qual conversazione li demonii hanno a tanto condotto li uomini, che s’hanno fatto adorare e sacrificare, sì come si conviene a Dio solo creatore; per la qual sacrificazione li suddetti demonii non solo hanno fatto peccare li uomini e condurli a tanto peccato, ma eziandio hanno dato risposta in imagini fatte di creature insensibili e irrazionali; sicome sono imagini auree e argentee, enee, plumbee, e simili. Per le quali responsioni e predetti li uomini sono ruinati in idolatrie , culture che non solo elli hanno coltivate e sacrificate a quelle imagini dove li demonii hanno dato responso, ma eziandio ellino hanno fatto culto ad altre creature per segni e distinzioni in essi veduti, ricevendo tal differenzia per responso, come nell’arte del rame liquefatto gittato nell’acqua.

Sì ch’elli è da sapere che fue alcuna generazione d’uomini, li quali adoravano imagini, nelli quali li demonii davano responso, e a quelle faceano quel culto che solo è debito al creatore, sì come ne scrive Angustino VIII: De civitate Dei, de’ quali dice l’Apostolo ad Romanos I: Coluerunt et servierunt potius creaturae quam creatori. E questi per tale revelazione sapeano delle cose ch’erano a venire. Altri era che sacrificava non solo a’demonii, ma eziandio faceano a quella spezie di materia, di chi era la imagine, sì come oro, argento e rame etc. E più ancora che sacrificavano a quella

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