Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/340

336 INFERNO. — Canto XIX. Verso 127 a 133

Né si stancò d’avermi a sè distretto; *
     Sì mi portò sovra il colmo dell’arco,1
     Che dal quarto al quinto argine è tragetto.
Quivi soavemente spose il carco, 130
     Soave per lo scoglio sconcio ed erto,
     Che sarebbe alle capre duro varco:
Indi un altro vallon mi fu scoverto.


  1. V. 128. Anche qui il Witte scrisse invece di sin voluto da quel nè si stancò, ecc. V. qui sopra il verso 44 Se Witte qui volea lener , dovea porre virgola a discese, e punto e virgola a distretto come faccio io che non ammelto stanchezza agli spiriti. Questo verso e l’antecedente hanno autorità oltre che in altri nel Land, in BS, BP, BU, BV, nel Laur. XL, 7, nel Cortonese, nel Cassinese e nel Filippino.




V. 1.32. Qui finisce lo suo capitolo dicendo come nuova cosa li apparve. Ed è terminata la sentenzia del presente capitolo.


Nota. Dell’ Ottimo non ho a dir su questo canto null’ altro fuorché quello che dissi del Commento ai canti VII, IX, XII, e XVI. Verso il fine del Proemio, ov’è una lacuna, esce all’aperto odor laneo tanto che manifesta il tolto.