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312 INFERNO. — Canto XVIII.

fine, e questo secondo modo si può commettere per diversi fini, si come adulare a mal fine promettendo un bene e non osservare tal promessa, e questi sono li roffiani, li quali prometteno a quelle femine, che couduceno a vituperio o averi, o vitto, o vestito etc.; e poi quando sono cadute in peccato, non gli attendono mai.

Ad altro fine sono quelli che beffano e ingannano altri non usando contra lo prossimo amore di carità, ma solo per guadagnar, come è detto.

Ad altro fine sono quelli che vendono le cose spirituali e sagre per le temporali, adulando che ciò possono fare, e questi sono detti simoniaci da Simon mago, che fu quel che vuolse comperare da san Pietro lo Spirito santo.

Ad altro fine sono adulatori indivinando e facendo erbarie e simili, li quali infamano le creature di Dio, come erbe, metalli, pietre e costellazioni.

Ad altro fine sono adulatori ipocriti, li quali infamano la vita santa, in per quello che s’elli fèsseno tal vita com’è l’apparenza, sarebbe impossibile ch’elli non fèsseno miracoli, ed elli perchè non ne sono degni non ne fanno: sichè tale apparenza in quanto non fa miracoli, infama la santa vita.

Ad altro fine sono ladroni, li quali fraudolentemente e secretamente esterquono la roba del prossimo per sottilitade di suo ingegno.

Ad altro fine sono seminatori di scandalo e di zizzania tra l’una persona e l’altra, a questi cotali adulatori ingannano facendo credere bugie e menzogne l’uno dell’altro.

Ad altro fine sono falsificatori delle numisme cioè pecunie, fra li quali sono alchimisti e falsadori di metalli.

Delli quali peccati fa menzione l’autore nell’ottavo circolo, il quale elli appella luogo di Malebolge, sì com’è detto di sopra, e di ciascuno palesa la pena sicome in la esposizione de’seguenti capitoli si dichiarerà.

In la seconda bolgia1) punisce beffatori e bugiardi, li quali hanno tal fraudolenza averso lo prossimo usata eseguendoseli alcuni benefizii: punisceli in uno vilissimo pantano in per quello che usare tale faudolenzia nasce la pusillanimità, la quale sì è vile vizio. E però ch’elli vilmente ingannonno il prossimo sì stanno in sì vituperoso luogo.

In la terza bolgia punisce li simoniaci li quali vendeno le cose spirituali per le temporali e questi commetteno fraude contra lo prossimo, che licitamente crede poter fare tale compra: punisceli piantati col capo di sotto, quasi a dire ch’elli guardano e versano tutto lo suo intento alle corporali ricchezze ch’ènno terrene, ed abandonano e deviansi dalle spirituali e celesti grazie. E sicome avarizia li stimola al mondo, così lo inquieto fuoco li apena nello inferno, del quale appare le fiamme per li suoi membri, che sono di fuor dal foro dove son fitti.

  1. Da questo punto sino al fin del proemio era interposto al Commento del canto XVI siccom’ora il secondo paragrafo sopranotato