Pagina:Commedia - Inferno (Lana).djvu/312

308 INFERNO. — Canto XVII. Verso 109 a 111

Nè qnando Icaro misero le reni
     Sentì spennar per la scaldata cera, 110
     Gridando il padre a lui: Mala via tieni,




elementi. Cosi figurative Feton nascette, cioè che montò fino suso le superiori parti del cielo; poi corse fino al segno di scorpio, e qui figura che 'l frutto sta maturo ed in suo stato fino al suo debito tempo; poi Feton cadde, e conversesi in acqua, cosi lo frutto cade e putrefassi e convertesi nel primo suo elemento. Sichè in tal modo mostravano li poeti ch’elli savesseno filosofia naturale.

V. 109. Ancora introduce un’altra fabula poetica, sicome apparirà per comparare la sua paura. Icaro fu figliuolo di Dedalo ingegniero e fu di Puglia; il qual Dedalo fu quello che fece la vacca del ligname a Pasife moglier del re di Creti, sicom’è detto nel XII capitulo, il quale Dedalo per lo predetto fallo che 'l fece a insenare alla mogliere modo ingegnoso perch’ella compiè suo volere, fu bandeggiato a star sempre in una torre, la quale era da XXX miglia in mare, ed in quella avea la sua spensaria, cibo, pane e acqua continuo dalla corte del re, il qual lo tenea in quella cattivitade. Or in quella torre stava lo detto Dedalo ed Icaro suo figliuolo. In processo di tempo lo ditto Dedalo si pensò al postutto di scampar col figliuolo di tal prigione, e propose di ritornar in Puglia, là dov’era la sua patria. Ingegnossi di fare a lui e al figliuolo ali, e di volar via: fèlle di penne d’uccelli che nidavano in quella torre, e di legname, e seppesi ingegnar di applicarsele adosso a lui e al figliuolo e con cera e con pegola.

Quand’ebbe compiuti questi artifici insegnava volare al figliuolo pur infino alla torre d’intorno, e dall’una fenestra all’altra. Quando li parve che lo figliuolo fosse assicurato, e impreso l'atto del volare, si li disse: figliuol mio, omai è tempo che noi andiamo: cosi ti dico, seguimi per la via che io terrò, ch’io voglio che tu sappi che se tu volassi troppo basso, le onde del mare ti potrebbero dannificare, che s’elle toccasseno le tue penne, elle le bagnerebbeno sichè non ti sosterrebbeno; ancora se tu volassi troppo alto, lo calor del sole liquiderebbe la cera e la pece con che tu hai incollate le tue penne sì ch’elle ti caderebbeno; e però se tu vuoi esser salvo tieni la mezzana via e seguimi.

Riceuto questa dottrina Icaro disse di farlo. Costoro incomincionno a volare: quando furono forse XII miglia dilungati dalla torre, ed Icaro si sentìa leggiero e fresco, cominciò a roteare e a montare in alto; lo padre gridava: Icaro tu tieni mala via; oh misero Icaro! tu vai alla morte; Icaro, figliuol mio, non montare! Costui pur montò tanto che le penne si levorno tutte dalle reni e dalli umeri sì ch’elli cadde in acqua ed annegò, e d’allora inanzi furono appellate quelle acque, acque Icaree.

Or vuol dire l'autore: io credo che non avesse maggior paura Icaro misero quando si sentìo cadere, come io ebbi quando mi